Oltre alle categorie classiche, il ricorso a parametri non convenzionali può guidarci a godere ancor più pienamente di ciò che versiamo nel nostro bicchiere.
Il primo fornitore di materia prima di qualunque forma di comunicazione ha un’identità precisa: si chiama “cambiamento”. E questo è ancor più vero nel mondo del vino: se non ci fosse un continuo fervore fatto di innovazione, progresso tecnologico, riscoperta di antiche pratiche viticole e vinicole, recupero e deportazione di antichi vitigni, la comunicazione del vino non avrebbe nemmeno ragione di esistere. Invece, tra vecchi e nuovi attori del mondo della produzione, da qualche decennio è in atto un affannoso rincorrersi fatto di accelerazioni, volate, sorpassi, improvvise frenate, ricerca di percorsi alternativi e, più spesso, di scorciatoie.
Questo ha portato a un moltiplicarsi abnorme dell’offerta, non solo in termini di etichette presenti sul mercato, ma anche di tipologie vinicole, così radicalmente dissimili le une dalle altre che non sarebbe improprio parlare addirittura di diverse “tipologie merceologiche”.
Le macro tipologie di vino
Il guaio è che la collocazione di queste nuove “personalità” tipologiche, non è definita, chiara, mappabile tanto in termini geografici che economici, che normativi. Comunque cataloghiamo il vino, per prezzo, per denominazione, per area geografica, all’interno di quella categoria ritroviamo tutte le macro-tipologie che si sono delineate nel mercato.
E lo stesso accade se come teatro d’indagine utilizziamo il produttore: che si tratti di un piccolo, un medio o un grande viticultore, una cantina sociale o un imbottigliatore, una boutique winery o una multinazionale, nel suo catalogo, immancabilmente troveremo, nella maggior parte dei casi, una pluralità di tipologie affiancate senza una logica, senza che alle spalle vi sia una strategia e, men che meno, una filosofia aziendale.
La fotografia d’insieme
La buona regola di un osservatore attento è fermarsi ogni tanto, ragionare e magari trarre delle conclusioni, stampare una fotografia d’insieme, salire dal particolare al generale e capire in che direzione stiamo andando. Per migliorare proprio il lavoro dell’osservatore, fornire strumenti critici a chi produce, dare una mano al consumatore che ha mille motivi per ritrovarsi per lo meno disorientato.
Anni di attenzione verso ciò che si agita, tanto sulla scintillante superficie delle tavole imbandite che nel buio delle cantine, ci porta a delineare la presenza, sul mercato, di sei macro-tipologie, ognuna con una sua ben definita ragion d’essere, sia tecnica che merceologica: il vino-alcol, il vino-zucchero, il vino-frutto, il vino-legno, il vino-terra e il vino-immagine.
Nelle prossime “puntate” descriveremo queste nostre personalissime tipologie, e vedremo se siete d’accordo con noi.
Articolo tratto da “RuvidaMente.com”, per gentile concessione dell’autore Stefano Milioni: Le 6 facce del pianeta vino – RuvidaMente by Milioni