Considerati i tre titolari e i componenti dello staff, l’età media nella cantina Ventiventi è di 27 anni. La terra, l’Emilia-Romagna, conosce la vigna da millenni. E se è vero, come accade, che dalle contrapposizioni possono nascere nuove ispirazioni, a Medolla, nel cuore della regione in provincia di Modena, la giovane azienda Ventiventi avrà molto da raccontare.
La storia è giovane e si sviluppa in modo veloce: nel 2014 Vittorio Razzaboni, imprenditore locale, costituisce una società agricola, “Il Borghetto”, con la memoria ad una strada di Cividale dove sono cresciuti sia lui che suo padre, e l’idea ad un ambizioso progetto per il futuro. E poi ha tre figli, che forse sono tra quei giovani (un miracolo che accade tra chi ha a che fare con la terra) che non trovano indispensabile andare all’estero per cercare la propria strada.
Nel 2015 l’azienda agricola si struttura con l’acquisizione di 18 ettari di terreno e l’anno successivo con la messa a dimora del vigneto su tutta la proprietà. L’attività in vigna nasce da subito a regime biologico impostata in modo da essere il più possibile autosufficiente dal punto di vista energetico tanto in cantina quanto in vigna.
Nel 2018 parte la prima – piccola – vendemmia, con una precisa programmazione: la produzione di spumanti Metodo Classico. Nel 2019 vengono acquisiti altri 27 ettari, dei quali 12 destinati a vigneto. Poi seguono altre fusioni per arrivare ad un totale, ad oggi, di 70 ettari di proprietà: 30 vitati, il resto impegnato a seminativo.
L’azienda vitivinicola
Papà Vittorio acquisisce, stabilizza, e alla bisogna c’è, ma si mette subito da parte e lascia campo libero ai figli che nel 2020, nonostante la pandemia da Coronavirus, partono ufficialmente: così l’azienda, in onore del suo anno zero, si chiamerà VentiVenti.
A gestirla saranno il primogenito dei Razzaboni, Riccardo – annata 1994 -, che si occupa di commerciale e mercati esteri; Andrea – annata 1997 – enologo, che per adesso segue l’intera filiera; il più piccolo, Tommaso – annata 2002 – che studia enologia e pare che abbia un ottimo palato. “Ma ci stiamo strutturando in modo che ciascuno di noi sappia fare di tutto, in azienda – racconta Andrea -. Dobbiamo essere intercambiabili, l’obiettivo è quello di creare una squadra molto dinamica, di crescere insieme e acquisire una conoscenza completa. Vogliamo fare in modo che se un giorno qualcuno di noi, crescendo (ragazzo saggio) decidesse di prendere un’altra strada, la sua assenza non andrebbe a creare dei danni all’azienda”.
Finalmente nel 2021 inizia la vera commercializzazione, viene presentata ufficialmente la cantina e lanciata anche l’attività dell’accoglienza. “Per ora, e per non lasciare nessun settore scoperto – continua Andrea – dedichiamo due giorni all’accoglienza, con le degustazioni e la ristorazione. Il resto del tempo lo dedichiamo alla produzione del vino”.
Terreni e gestione bio
L’azienda si trova nella fascia a nord nello scenario del Lambrusco dove il suolo si distingue, rispetto alle fasce limitrofe a prevalenza sabbiosa, per la presenza di un buon 45% di argilla “che – sottolinea Andrea – ci consente di avere vini di carattere e buona struttura, sempre bilanciati dalla spiccata acidità che caratterizza i prodotti del nostro territorio” e sono in pianura, in una situazione climatica che tende a sviluppare una certa umidità.
“Ma le vendemmie precoci, necessarie alla vinificazione per la produzione di Metodo Classico, ci mettono al riparo dai capricci del clima, anche con la difficoltà della conduzione totalmente bio. Assecondiamo suolo e clima, ma ci affidiamo anche alla tecnologia, come ad esempio l’utilizzo di irrigazione di precisione a goccia che riduce il consumo d’acqua, e quello di sistemi per limitare l’utilizzo del rame e dello zolfo. Per il successo dei nostri vini non ci affidiamo alla chimica, ma ad un equilibrio gestito della natura”.
Vitigni
I vitigni impiantati si rifanno alla tradizione del territorio: il Sorbara, il Salamino di Santa Croce, il Pignoletto e l’Ancellotta, oltre a un piccolo supporto di internazionali quali Pinot Bianco, lo Chardonnay e una piccola vigna di Traminer. “Noi crediamo molto nei nostri vitigni, puntiamo a valorizzarli perché siamo certi che possono dare molto di più, o anche di differente, rispetto alla sola tradizione”.
I VINI
Metodo Classico
Le due teste di serie della produzione sono il Blanc de Blancs, Spumante Brut Pignoletto Doc, 100% Pignoletto: è un nome che suggerisce di assaggiare il vino senza i preconcetti legati al vitigno. 24 mesi sui lieviti e 18 mesi dopo la sboccatura prima della messa in commercio. È un vino che cerca la struttura mantenendo note di freschezza e piacevolezza tipiche del vitigno.
L’altro è il Lambrusco Salamino di Santa Croce Spumante Brut Doc: vinificato al 20% in rosso a contatto con le bucce, dal colore rosso rubino che alla rotondità iniziale accompagna il finale teso, verticale.
Nella linea VentiVenti, sempre metodo Classico, la spumantizzazione impegna sia i vitigni locali che i grandi internazionali, è sempre molto bassa di zuccheri per dare maggiore identità al prodotto e ricerca della freschezza per una beva dinamica e versatile.
- VentiVenti Rosé, spumante brut, 100% Sorbara, il fulcro della produzione Circa 25.000 bottiglie.
- VentiVenti Brut, 85% Chardonnay e 15% Sorbara
- VentiVenti Pas dosé, 65% Pinot Bianco, 20% Chardonnay 15% Sorbara
Emilia Igt
Nell’Igt dell’Emilia, la Linea Ricanto, il cui nome nasce dalla fusione delle iniziali dei nomi dei tre fratelli, si presenta nelle versioni Bianco (Traminer aromatico), Rosato (Sorbara), Rosso (Ancellotta). Si tratta di un progetto con quantità limitate, poche bottiglie, per uso quasi esclusivamente locale.
Vini di nicchia, impegno per il sociale
La.Vie Lambrusco Rosso di Modena Doc, Metodo Charmat, 100% Sorbara. Spumante molto tradizionale, che punta a valorizzare la parte bella di una bevuta immediata ma non banale, con finale secco.
Poi c’è Happy Selvaggio Ancestrale, Lambrusco dell’Emilia Igt, un progetto nato insieme ad AstronaveLab – un’associazione che unisce ragazzi con disabilità – presenti in cantina in tutte le fasi produttive di questo vino: durante la vendemmia, l’imbottigliamento e nella realizzazione grafica delle 12 etichette con cui viene presentato. “Tornano a casa con un senso di appartenenza che li gratifica anche materialmente, perché una parte della vendita delle bottiglie che ci aiutano a produrre, va all’associazione. Fa bene a loro, ma anche a noi e alla nostra squadra, ciascuna esperienza è uno stimolo, siamo tutti molto motivati”, afferma orgoglioso Andrea.
“Il nostro è un team che è composto in prevalenza da ragazzi che abitano a 2 chilometri dall’azienda, se ne sentono partecipi e responsabili”. La media dell’età in azienda è proprio bassa: il responsabile del vigneto, forse il più anziano, ha 31 anni, la responsabile dell’accoglienza ne ha 24. Altri giovani che rimangono ancorati alla loro terra.