Il nuovo vino rende omaggio a questa varietà così importane nella storia della cantina altoatesina e ricorda nel nome che il 1983 è stato l’anno di produzione del primo Chardonnay.
L’Alto Adige deve la sua unicità a un’armoniosa unione di opposti, dove nord e sud si fondono in un tutt’uno, tra montagne imbiancate e fertili vallate in un microcosmo senza eguali nasce nel 1960 la Cantina Colterenzio, una delle più giovani e dinamiche cooperative altoatesine. Pur avendo un giovane passato, la storia della Cantina Colterenzio è rigorosamente improntato alla qualità fin dagli anni Ottanta. Oggi i 300 viticoltori associati coltivano i loro 300 ettari nelle migliori aree vitivinicole dell’Alto Adige, tra i 230 e i 690 metri. Vengono prodotte complessivamente 14 varietà. Il 35% dei vini sono rossi, mentre il restante 65% sono a bacca bianca.
Una della varietà a bacca bianca più importante della Cantina è lo Chardonnay. Colterenzio inizia presto a puntare su questo vitigno, credendo fortemente nel suo potenziale e producendo il suo primo Chardonnay nel lontano 1983. Negli anni successivi Colterenzio mise sul mercato diversi Chardonnay in diverse linee, affermandosi sempre più come la “cantina dello Chardonnay altoatesino” per eccellenza.
Le uve da cui nascono gli Chardonnay di Colterenzio provengono in gran parte da Cornaiano, a circa 400-450 metri s.l.m. Queste viti crescono su un suolo morenico secco di tipo sabbioso-detritico, con struttura media. Sono esposti a una ventilazione eccellente, che garantisce un’aerazione ottimale delle uve, protegge dai forti cali di temperatura in primavera e dopo la pioggia asciuga rapidamente gli acini, così che a inizio autunno le uve sane possono maturare a lungo sul ceppo.
Con l’annata 2022 sbarca sul mercato per la prima volta il nuovo Chardonnay Since 83.
Nella scelta del nome ci si è fatti ispirare dalla storia di Colterenzio. Il direttore commerciale Alex Ferrigato entra nel dettaglio: “Il 1983 è stato l’anno di produzione del nostro primo Chardonnay. Da allora alcuni dei nostri vini più importanti, più noti, più illustri nascono proprio da questa varietà. Battezzandolo ‘Since 83’, abbiamo voluto rendere omaggio al punto di partenza di questo lungo, pionieristico percorso”.
L’enologo di Colterenzio Martin Lemayr racconta come è nato questo traguardo: “Molti dei nostri 300 soci coltivano Chardonnay. Tra queste l’eccellenza, ovvero le uve migliori dagli impianti più vecchi, vanno a comporre il Bianco Riserva LR – una cuvée a prevalenza di Chardonnay – e lo Chardonnay Lafóa, un nostro vino di punta che fa parte della prestigiosa linea Lafóa. Con tutte le restanti uve finora producevamo lo Chardonnay Altkirch della linea classica. Molte di queste uve sono di qualità estremamente pregiata e così nel 2022 abbiamo vinificato una parte separatamente.” Dopo una pressatura delicata, il vino è stato affinato esclusivamente in botti di legno. “A differenza dello Chardonnay Lafóa, per questo vino utilizziamo solo botti di legno di grandi dimensioni. Nello specifico, il vino matura in gran parte in legno grande (35-50 hl) e, per una piccola percentuale, anche in tonneau usati da 500 litri”, riporta Lemayr. “Assaggiando il vino nel corso degli ultimi mesi, ci siamo subito resi conto che meritava di entrare tra le Selezioni”, annuncia l’enologo. Gli ultimi 7 mesi il vino ha riposato sui lieviti, subendo bâtonnage periodici. Dopo l’imbottigliamento, a maggio, il vino è stato affinato per un altro mese fino all’inizio di giugno, arrivando infine sul mercato a circa 8 mesi dalla vendemmia.
La domanda più importante a Martin Lemayr, tuttavia, la facciamo alla fine: com’è venuto il nuovo Chardonnay? “In primo piano spiccano aromi di frutta matura, come melone, ananas, pesca gialla e banana, che vengono avvolti da un bel sentore di nocciola e note fini di vaniglia. Ne emerge un vino molto armonico con un’acidità ben integrata”.