Da qualche anno riuniamo in un’unica sessione di assaggio i vini delle tre denominazioni presenti nel bando del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici del 1716: Rufina (dove siamo andati quest’anno), Valdarno e Carmignano.
Periodo di degustazioni per la nuova Guida Essenziale. Un momento divertente ma anche impegnativo a causa delle tempistiche piuttosto serrate. Negli ultimi anni tre consorzi ci agevolano il lavoro mettendo i loro vini insieme in una sede comune che è itinerante. Sotto la supervisione dell’ingegner Paolo Valdastri il consorzio Chianti Rufina, quello di Carmignano e del Valdarno di Sopra ci permettono di ottimizzare i tempi con una trasferta unica.
Rufina
Quest’anno siamo stati ospiti della Rufina (ritengo che il nome Chianti per questa denominazione non sia di nessun beneficio) che presentava i vini dell’ambizioso progetto Terraelectae. Un progetto che prevede 100% Sangiovese, proveniente da un unico vigneto di proprietà. Erano presenti 13 campioni di cui molti erano vini già noti che si fregiavano del nuovo “nome”. Non si tratta infatti di una vera tipologia, in quanto Terraelectae nasce da una libera associazione tra produttori dal momento che sarebbe impossibile modificare solo per la Rufina il disciplinare del Chianti. Ok non è un notizione, praticamente lo stesso concetto dell’Alleanza nata anni fa a Montepulciano, però ai Rufinesi sembra una “rivoluzione Copernicana”.
I 13 campioni coprivano le annate 2018-19-20, forse un’uscita comune sarebbe stata auspicabile per dare un messaggio di svolta e di unione maggiore. La buona notizia che alcuni di questi sono molto buoni, altri denotano un percorso aziendale verso la qualità che ci rallegra. Purtroppo alcuni campioni non hanno superato quello che è il “problema” Rufina che è un problema tecnico dovuto a legni spesso obsoleti che olfattivamente deturpano la qualità delle uve e le potenzialità del territorio. Tini di fermentazione all’aperto senza controlli di temperatura di certo non aiutano. Questo emerge assaggiando i vini “maturati” mentre quelli tutto acciaio o i Rufina base sono molto piacevoli e affascinanti. Ma non disperiamo perché ci sono ottimi prodotti: Frascole Villa alla Stele, Frescobaldi Montesodi, I Veroni Quona, Il Pozzo Vigna il Fiorino.
Carmignano
Carmignano continua una bella crescita che investe trasversalmente la denominazione ed è un bene. Ogni anno abbiamo qualche novità importante (l’anno scorso Pratesi, quest’anno Ceri) segno di una bella vitalità. Le aziende storiche continuano senza cedimenti e tracciano la strada con stile e sicurezza dando dei punti di riferimento stilistici fondamentali per i nuovi arrivati o per chi sta crescendo. Capezzana, Piaggia, Fattoria Ambra lavorano sempre molto bene ed anche la crescita della storica Tenuta di Artimino chiuderà un cerchio virtuoso. L’annata 2020 dei Carmignano, piuttosto complessa e calda, ha fatto cadere taluni in tentazione di maturare troppo le uve con vini che risultano maturi al naso e poco agili all’assaggio soprattutto nella componente medicea (il Cabernet che da sempre completa il blend con il Sangiovese). Mentre i migliori hanno ben gestito anche questa difficoltà. Le riserve e le selezioni sono più omogenee nella qualità, segno di una chiara visione nelle scelte sia vendemmiali che di affinamento.
Valdarno di Sopra
Molto bene anche la Valdarno di Sopra che a fronte di poche aziende centra ottimi risultati di squadra e con una molteplicità di vitigni, segno di una diffusa vocazione del territorio che potrebbe essere “scomposto” in funzione dei vitigni più performanti. In percentuale il vitigno più diffuso è il Sangiovese che rimane quello più sofferente nelle medie dei punteggi. Anche in questa zona abbiamo quattro realtà super consolidate: Petrolo, Il Carnasciale, Tenuta Setteponti e il Borro, che con l’acquisizione di Ferragamo ha migliorato enormemente la qualità. Quattro vini di riferimento come il Galatrona, il Caberlot, il Borro e Oreno generando quasi una Bolgheri continentale e fresca. Poi varie aziende con delle chicche come il rosato de La Salceta e vari Sangiovese. Insomma zona affidabile e affascinante, anche su alcuni bianchi.