Solo circa l’1% di tutta la produzione vinicola mondiale ha le caratteristiche per essere considerato vino da collezione. Con l’aiuto di Wine Profit, società ibrida innovativa che supporta gli investitori a diversificare i propri portafogli, vediamo quali sono gli elementi che rendono un vino un pezzo da investimento.
Investire nel vino significa, innanzitutto, diventare un collezionista di bottiglie di pregio. Non tutte le etichette, però, hanno le caratteristiche per essere considerate da investimento e solo circa l’1% della produzione vinicola globale supera l’accurata selezione, che viene fatta ogni anno da critici internazionali. Esperti assaggiatori degustano i vini non appena questi vengono rilasciati sul mercato e, in alcuni casi, l’assaggio viene fatto ancora prima che il vino sia imbottigliato e commercializzato. Questo è il caso della famosa campagna En Primeur di Bordeaux, dove i critici vengono invitati a valutare le nuove annate quando ancora si trovano nelle botti di maturazione.
Ma quali sono le caratteristiche che rendono un vino, un oggetto da collezione o da investimento?
- Punteggio dei critici di minimo 90 punti su 100
- Domanda sul mercato superiore alla produzione
- Buone possibilità di liquidazione sia in termini di prezzo che di tempistica
Nel valutare la qualità di un vino vengono tenute in considerazione le sue caratteristiche gustative, le quali contribuiscono all’assegnazione di un punteggio in una scala da 0 a 100 al vino che, per essere considerato da investimento, deve totalizzare almeno 90 punti. Il punteggio, a sua volta, influenza il prezzo di vendita finale e quando un’etichetta riceve il punteggio massimo di 100/100, il suo prezzo può anche raddoppiare, come ad esempio nel caso Sassicaia.
Il principale fattore che concorre nella definizione di vino da investimento, però, è la sua domanda sul mercato, che dev’essere superiore alla sua produzione. In questo modo, le bottiglie iniziano ad essere particolarmente richieste e ciò consente di avere buone possibilità di liquidazione sia in termini di prezzo che di tempistica.
L’autenticità e la corretta conservazione di una bottiglia sono il punto di partenza essenziale quando si acquista una collezione che si intende monetizzare in seguito, quando avrà raggiunto il massimo del suo potenziale. Infatti, se non si ha prestato attenzione e conservato alla perfezione la bottiglia di vino, il suo valore è di norma pressoché nullo.
Inoltre, alcuni grandi vini da investimento non vengono prodotti di anno in anno, ma solo quando l’annata è veramente eccezionale. Spesso i punteggi più alti dei critici corrispondono a grandi annate, ma in alcuni casi possono premiare per l’inaspettata qualità, vini prodotti in un’annata considerata sfavorevole.
“L’andamento climatico è un fattore determinante per la produzione e la qualità del vino. Nei prossimi anni, il Climate change e la siccità andranno a influire notevolmente sulla scarsità dei raccolti e determinano variazioni significative di carattere sensoriale e organolettico. Nel 2022, ad esempio, la produzione dei vini en-primeur di Bordeaux è stata solo del 30% rispetto all’annata precedente. Questo significa che, per forza di cose, la quantità delle bottiglie prodotte sarà minore e i prezzi di partenza più alti. Tra 7-9 anni quando i vini saranno pronti per essere venduti – 2 anni per l’imbottigliamento e 5-7 anni come durata dell’investimento – la disponibilità di bottiglie sarà ancora più bassa e i prezzi, per una logica puramente commerciale, saranno sempre più alti. Questo processo non riguarda solo i vini di Bordeaux, ma tutti ed è per questo motivo che, aziende come Wine Profit, dovranno essere sempre più brave a scegliere le migliori etichette per far rendere al massimo ogni singolo investimento”, conclude Emanuel Paglicci, CEO di Wine Profit, realtà ibrida innovativa, nata nel 2018 come progetto all’interno di Moneysurfers e posizionata a metà tra le società di investimento e i commercianti di vino.