Gourmet

Miserie e nobiltà della pasta: parte prima

Produzione pasta nell'antichità

Parte oggi un ricco excursus di Stefano Milioni sul cibo italiano più amato: la pasta. Dalle umili origini nell’antica Roma fino alle raffinatezze della cucina contemporanea. Seguiteci ogni mercoledì per saperne sempre di più.

In tutto il mondo è diffusa la convinzione che la pasta sia nata in Cina e che sia stata portata in Italia da Marco Polo. Eppure, basterebbe leggere le parole scritte nel 1298 ne “Il Milione”, il libro che racchiude la relazione dei suoi viaggi in Estremo Oriente, per avere la conferma del contrario, e cioè che in quel tempo, in Italia, la pasta era un cibo quotidiano

Marco Polo
Marco Polo

Marco Polo, infatti, scrive che in Cina aveva visto ed aveva egli stesso mangiato “lasagne simili a quelle che noi facciamo con farina di frumento”. 

Ma, allora, chi ha inventato la pasta? 

Analizzando quasi tutti i fenomeni umani, siamo sempre alla ricerca di un inventore, un giorno, un mese ed un anno in cui qualcosa nasce. Però, quando parliamo di cibo, è praticamente impossibile trovare un inventore ed una data precisa. Soprattutto quando parliamo di cibi che oggi costituiscono la base alimentare di interi popoli. 

Se c’è un inventore, quello è la fame, la carestia, la disperazione, la paura per il futuro. E questo è ancora più vero quando parliamo di pasta. 

Per sintetizzare, possiamo dire che la pasta è stata inventata – e non poteva essere inventata – altro che da una popolazione che viveva in una grande città, centro di potere politico e militare, nel cuore di un’area in cui il grano era il primo ingrediente base dell’alimentazione

In tutti i paesi dell’area mediterranea uno dei pilastri dell’alimentazione era costituito dai cereali e tre essi, in primo luogo dal grano. 

Bacino MediterraneoLa diffusione di questi cereali, oltre alle proprietà nutritive, era dovuta al fatto che, rispetto a tutti gli altri prodotti dell’agricoltura, erano molto più facilmente conservabili

Per essere consumati, essi venivano macinati e la farina così ricavata veniva trattata in due diversi modi: cotta in un liquido che poteva essere acqua, brodo o latte (e di qui deriva la nostra odierna polenta), oppure impastata con acqua, e poi cotta su pietre roventi o in forno, ricavando pane e focacce. 

Questi due modi ci consumare i cereali sono comuni a tutti i popoli del Mediterraneo e non cambiano di molto per alcuni millenni. 

Un milione e mezzo di persona da sfamare

Ma ad un certo punto succede che proprio al centro del Mediterraneo, a partire dal terzo secolo a.C., esplode la potenza di Roma che anno dopo anno si espande fino ai confini del mondo allora conosciuto. 

Insieme al suo potere politico e militare, Roma vede espandere le sue dimensioni di città: nel 264 a.C. i suoi abitanti sono 264.000, nel 130 a.C. sono 313.000, nel 55 a.C. sono già un milione e cento anni dopo, durante l’impero di Augusto, diventano 1.500.000. 

Miniatura preparazione pastaCercate di immaginare come fosse complicato, 2.000 anni fa, gestire una città di 1.500.000 abitanti, visto che questo è un problema gigantesco anche ai giorni nostri. 

Il primo, drammatico problema da risolvere era quello di garantire ai suoi abitanti sufficienti risorse alimentari. 

Ne parliamo diffusamente nella prossima puntata.

 

Liberamente tratto da “RuvidaMente.com”, per gentile concessione dell’autore. 

1 commento

Saveria 19 Febbraio 2025 at 11:31

Molto interessante ed esaustivo.

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