Ineo, vuol dire nuovo inizio ed è proprio dal cuore che la Città Eterna rivive finalmente l’atmosfera della tanto amata “dolce vita” romana. Alla guida del ristorante, lo chef Heros De Agostinis coniuga aromi, profumi e spezie di terre lontane con il suo imprinting romano.
Ineo, è il nuovissimo ristorante dell’Hotel Palazzo Naiadi di Piazza della Repubblica, primo albergo italiano dalla prestigiosa catena Anantara.
Il locale è elegantissimo ma sobrio e accogliente, si entra come in un abbraccio tra luci soffuse e arredi di design, tra velluti e preziosi marmi di Carrara. La prima sala è la Champagnerie, dove guardando le belle sculture origami alle pareti si può sorseggiare una bollicina in attesa della cena. Appena 28 i coperti e raffinatissima la mise en place con porcellana di Limoges e posaterie in argento firmate Christofle. Subito ci si sente catapultati in un’atmosfera internazionale ma ci pensa il preparatissimo e giovane personale di sala a trasmettere il calore dell’accoglienza tutta italiano.
Mangiare qui è un’esperienza: lo chef è Heros De Agostinis, romano di nascita, ma di vocazione internazionale, vanta oltre 25 anni di esperienza all’estero in ristoranti pluristellati e hotel cinque stelle lusso, avendo lavorato per molto tempo a fianco del famoso chef Heinz Beck, suo mentore, e altresì come parte della brigata di grandi chef, quali Joel Robuchon, Heinz Winkler e Marc Veyrat. La sua cucina è un metissage che coniuga aromi, profumi e spezie di terre lontane con il suo imprinting romano forgiato tra i banchi del mercato Esquilino di Piazza Vittorio Emanuele a Roma, il quartiere più multietnico della città.
Due i menù degustazioni da sette portate, uno completamente vegetale. La carta è intrigante e dagli accostamenti audaci, piatti invitanti, a volte esotici, ma che riportano tutti un quid di tradizione come un fil rouge con la città.
Il percorso della mia cena è iniziato con un omaggio al pollo. Servito in una sequenza di amuse-bouche che lo rivisita in diverse consistenze, a cominciare da un brodino di pollo con gnocchetti alla romana, servito in una tazzina da caffè; una mini Cesar-salad rivisitata con gelatina di lattuga; delle sottilissime chips di pelle di pollo; e infine un cremoso bon-bon di pollo alla cacciatora con olive nere e aceto di vino. Buono e divertente.
Il piatto che forse mi è piaciuto di più è stato il Crudo di gamberi rossi di Sicilia su una ceviche di mandarino con olio al dragoncello e peperone crusco lucano. A seguire il Cremoso di fegato grasso d’Anatra con frutti rossi e spezie piacevolmente abbinato ad un Verduzzo di Ramandolo.
Sul primo c’è stato un bellissimo omaggio alla cucina romana: i Fagottelli al Sugo di Coda alla Vaccinara, un’esplosione di gusto dove il ripieno del raviolo invade rallegrando il palato ad ogni boccone. Il piatto è accompagnato da un piccolo tacos con una sottilissima julienne di sedano e carota che rinfrescano strizzando l’occhio al Sudamerica.
Due i secondi assaggiati, il Saltimbocca che diventa però di Merluzzo Nero con salsa al Vin Jaune e la Sella di Capriolo con Cavolfiore, uva passa e capperi. Una prelibatezza.
Si chiude in dolcezza con un delicatissimo Parfait di yogurt, mela verde e rapa rossa, un dolce talmente ben fatto ed equilibrato che lascia basiti per consistenza e golosità.
Una nota a sé merita il Carrello del Pane, tutto rigorosamente fatto in casa, buonissimo e fragrante. Dai grissini, al Lariano, dalle ciriole ai bun al burro: un tripudio unico nel suo genere.
La cantina è a vista sulla sala, fornitissima e bella anche già da guardare. Le etichette spaziano dai più blasonati nomi dell’enologia francese a quella italiana ma toccano anche eccellenze regionali che ben si sposano con i piatti multietnici dello chef Heros.
Sono rimasta davvero molto colpita da questa esperienza gastronomica a tutto tondo, dove il gioco d’orchestra di sala e cucina ha espresso tutta la sua capacità e professionalità con una classe e una maestria dal sapore esclusivo, in perfetto stile Anantara.