La nota classifica della rivista statunitense Wine Spectator prende in considerazione tre parametri: la qualità organolettica, il numero di bottiglie prodotte e il prezzo. Non considerare queste “regole di ingaggio” genera equivoci sul senso dei magnifici 100.
È uscita la classifica dei primi cento vini di quest’anno su Wine Spectator, la cosiddetta Top Hundred, e la stampa – soprattutto nazionale – fa a gara a definire il vino vincitore come “il migliore del mondo”. Si tratta di un vino italiano, il Brunello di Montalcino 2018 di Argiano, e questo fa sicuramente piacere. Però non è in assoluto il miglior vino del mondo, tanto cha la stessa azienda ne propone uno, il cru Vigna del Suolo, sempre del 2018 e sempre Brunello di Montalcino, al di sopra di quello per qualità, prezzo e prestigio.
Non solo, ma se solo si prendessero in considerazione le dichiarazioni di WS e le regole che si dà per la realizzazione della sua classifica si potrebbero capire alcune cose. Primo, la selezione si basa sui soli vini che assaggiati dalla redazione nel corso dell’anno e non su tutti i migliori vini del mondo. Secondo, non c’è solo il parametro del punteggio ottenuto, ma valgono anche per redigere la classifica il numero di bottiglie prodotte (e disponibili negli Stati Uniti) e il rapporto qualità/prezzo. Nel senso che a parità di punteggio va più su chi produce più bottiglie e chi ha un prezzo più conveniente, e, per lo stesso motivo, i vini che avessero un punteggio maggiore, ma che fossero “tirati” in quantità minori e a prezzi più elevati, retrocederebbero, e talvolta verrebbero esclusi dalla classifica.
Niente di male o di sbagliato, ognuno si dà le regole che ritiene opportuno darsi, evidentemente, ma, non tanto WS che comunque dichiara le proprie regole d’ingaggio, quanto la stampa dovrebbe, secondo me, dare la notizia per quella che è. Vale a dire che il Brunello di Montalcino 2018 di Argiano è il miglior vino fra quelli assaggiati da Wine Spectator nel corso di quest’anno considerando punteggio, prezzo e diffusione. Una cosa sempre molto prestigiosa e che ci rende tutti orgogliosi, visto che punta la lente del mondo su un vino italiano, ma un po’ diversa dall’essere il “miglior vino dell’anno” tout court.