EditorialeFirmato DoctorWine

Vino e cultura

Vino e Cultura, Bacco Caravaggio

Bisogna evitare la retorica, i tecnicismi, il narcisismo, l’autoreferenzialità, dice Daniele Cernilli. Ma non bisogna dimenticare il rapporto fra vino e cultura e quegli aspetti che hanno fatto del vino molto più di “qualcosa da bere”.

Leggo ultimamente molti interventi insofferenti sul rapporto fra vino e cultura, considerato retorico, noioso, autoreferenziale e causa della disaffezione dei giovani per l’argomento e il consumo. La comunicazione dovrebbe essere “pop”, la puntualizzazione sulle origini fa perdere la possibile clientela giovanile, meglio la deregulation delle denominazioni e così via. 

La situazione è complicata

Evidentemente le difficoltà di mercato, i combinati disposti che colpiscono l’immagine del vino e una certa voglia di semplificazione, che qualche volta vuol dire anche banalizzazione, sta prendendo piede. Se ci aggiungiamo poi l’angoscia con la quale molti addetti ai lavori stanno aspettando la mannaia dei dazi americani (l’export negli Usa rappresenta circa un quarto del totale e quasi due miliardi di euro di fatturato) la situazione si complica ancora di più. Allora, come dicono i giocatori di biliardo, calma e gesso. 

L’origine fa la differenza

Intanto, ricordiamoci che, se il vino è ciò che è, quindi non solo una bevanda come le altre, è perché da almeno tre secoli l’origine ha fatto la differenza. Ha determinato l’unicità, la riconoscibilità, in una parola, il valore anche materiale dei vini delle regioni più famose. Bordeaux, Champagne, Langa, Borgogna, Mosella, sono innanzi tutto luoghi. Poi sono rappresentati, definiti, arricchiti anche dai vini che sono stati prodotti e non da ieri mattina. 

Ciò che conta è lo stile del racconto

È noioso? Dipende da come lo si racconta. La retorica è nello stile della comunicazione, non nei contenuti. Certo, se si privilegiano aspetti troppo tecnici a scapito di un racconto appassionante di luoghi e di persone, se l’autoreferenzialità e il narcisismo prevalgono, allora sì, le cose non funzionano più, ammesso che abbiano mai funzionato. 

Ma questo non significa che raccontare le origini di un vino non sia determinante per definirlo. Oltretutto è qualcosa che gli appartiene profondamente, e questo capita pressoché solo per il vino. Inoltre, e torniamo al rapporto con la cultura, come mai poeti, letterati, pittori, musicisti, filosofi, politici, persino re e imperatori spesso si sono occupati di vino? Non di formaggi, non di olio EVO, qualcuno di cucina. Da Caravaggio a Carducci, da Rossini a Eric Clapton, da Cavour a Napoleone, da Sting ad Albano Carrisi. 

Gli aspetti emblematici del vino

Perché nel vino ci sono aspetti estremamente emblematici. C’è il dionisiaco, c’è il rapporto fra l’uomo e la natura, c’è l’interpretazione di un territorio, c’è la storia di famiglie di viticoltori, a volte vere dinastie, che hanno in qualche modo nobilitato il settore agricolo. Il passaggio dallo status di servi della gleba a quello di moderni agricoltori è passato anche e forse soprattutto attraverso la viticoltura e la produzione di vino, che ha avuto un notevole impatto sociale, quindi. 

Ma chi sono “i giovani”?

Retorico? Poco interessante per i giovani? Mi fa impazzire che qualcuno consideri “i giovani” come una categoria uniforme. Tra i giovani ci sono anche quelli che studiano enologia, viticoltura, che fanno ricerca, che approfondiscono tecniche di marketing moderne e applicate anche al settore vitivinicolo. 

Ci sono migliaia di nuovi produttori, ci sono molti che frequentano corsi. Poi ce ne sono molti altri che considerano il vino qualcosa di poco interessante, di troppo costoso, di vecchio come immagine. Certo. 

Parliamo di possibilità economiche

Però non posso non ricordare che, quando avevo vent’anni io stesso non bevevo o quasi, soprattutto perché, non lavorando, non avevo la possibilità economica di avvicinarmi al mondo del vino. Il problema, perciò, non sta prevalentemente nel fatto che il mondo del vino non interessa ai giovani, ma che molti di loro ne sono respinti principalmente per motivi economici. 

Poi, sì, la retorica, i tecnicismi, il narcisismo di qualcuno, cose da evitare. Non il rapporto fra vino e cultura, non il racconto delle origini, non quegli aspetti che hanno fatto del vino molto più di “qualcosa da bere”.

Che ne pensi di questo articolo?