Dare un punteggio a un vino è il modo più sintetico per dichiararne la qualità, ma sulla Guida Essenziale ai Vini d’Italia non ci limitiamo a questo: descriviamo i vini valutati, ne dichiariamo le uve e il metodo di affinamento oltre a dare informazioni e notizie sui produttori. Insomma: uniamo le parole ai numeri, il che dovrebbe accontentare tutti coloro che hanno voglia di approfondire la conoscenza di un vino.
Come ogni anno quando si cominciano a fare le degustazioni per realizzare la Guida Essenziale ai Vini d’Italia iniziano anche le discussioni sull’opportunità di assegnare punteggi ai vari vini. Io sostengo da sempre che se a scuola si danno i voti agli studenti e si fanno graduatorie nei concorsi pubblici non capisco perché non si dovrebbero dare dei punteggi a dei vini. In fin dei conti si tratta sempre di valutazioni e nei casi che ho citato si assegnano a persone per di più, che è cosa molto più difficile.
Poi, è vero, dare dei punteggi numerici, e quindi quantitativi, per misurare la qualità è sempre una forzatura, e lo è anche, e direi soprattutto, quando lo si fa con degli esseri umani, come dimostrano le discussioni che ci sono da molti anni in ambito scolastico su questi argomenti e in particolare sull’alternativa tra voti e giudizi.
Perciò anche se a qualcuno non dovesse piacere continueremo a valutare i vini con punteggi in centesimi come hanno fatto nel mondo la maggior parte di coloro che hanno scritto di vino. Perché è un modo immediato e sintetico per esprimere un parere, evidentemente. Poi non ci fermeremo lì, perché il voto è solo uno degli elementi. Descriveremo ogni vino valutato, daremo notizie sulla cantina e sui produttori, faremo insomma qualcosa di più che assegnare semplicemente dei punteggi.
Chissà perché però tutto quel lavoro passa in secondo piano per coloro che criticano il sistema dei voti ai vini come se fosse l’aspetto principale del nostro lavoro.
1 commento
Caro Direttore, leggo sempre con piacere i suoi commenti che trovo molto precisi ed esaurienti.
Con il dovuto rispetto Lei Mi ricorda il mio indimenticabile ” boss” con il quale ho collaborato nella grande Società che mi ha visto lavorare per circa 50 anni . Il mio “Capo”, che mi stimava molto era laureato in ” Belle Lettere” e svolgeva un lavoro in tutt’ altro campo, ma che ha fatto simili studi è in grado di svolgere con ottimi risultati qualunque mestiere a condizione che ne abbia l’ attitudine. Lei ne é l’ esempio ( credo che anche Lei abbia fatto studi umanistici : mi sbaglio ? ).
Recentemente il mio bravissimo nipote, terminati gli studi Universitari è venuto ad aiutarci a portare avanti l’ attività, risolvendo il problema del ricambio generazionale ( io ho compiuto 91 anni e la mia Sposa 82.
Mi piacerebbe poterle presentare mio nipote, chi sa se sarà possibile? Ricordo sempre con onore l’ invito che Lei mi fece di intervista quando era ancora al Gambero Rosso.
Cordialità
Cordialità e buon lavoro
Ettore