Da diversi anni nel settore del vino si discute dei cambiamenti che ci sono stati nei consumi nei vari mercati. Siamo davvero alla fine di un’epoca? E come sarà la prossima? Azzardiamo qualche ipotesi.
Emilio Pedron è uno dei saggi del vino italiano. Cofondatore nel 1986 del Gruppo Italiano Vini, poi A.D. della Bertani, ex presidente del Consorzio della Valpolicella e ora responsabile della Vito Cardinali, azienda marchigiana. Proprio lui, che il mondo del vino conosce profondamente, durante la presentazione a Milano della nostra Guida Essenziale, ha detto alcune cose molto importanti sullo stato delle cose in questo settore.
Siamo davanti a due transizioni
Ha sostenuto che siamo davanti a due transizioni, una legata alla sostenibilità e ai cambiamenti climatici, l’altra a tutto ciò che sta accadendo in campo economico a livello internazionale. Passaggi, o “crisi”, cruciali. Pedron ha detto che vede però troppo pessimismo in giro e che, se il vino è riuscito a superare momenti davvero difficili, filossera, guerre mondiali, da noi lo scandalo del metanolo, con tutta probabilità si riuscirà ad affrontare anche questi problemi, che comunque non sono di piccolo conto.
Enrico Zanoni, Amministratore Delegato di Cavit, altro protagonista della scena vinicola nazionale, parla di fine di un’epoca. Quella cominciata proprio con la tragedia del metanolo, nella primavera del 1986, e che si sta chiudendo in questi anni.
Di sicuro subito dopo quel terribile periodo accaddero molte cose. Nuovi vini, nuovi protagonisti. L’affermazione dei Supertuscan, ad esempio, il fenomeno dei Barolo Boys e della nuova frontiera della Barbera (il Bricco dell’Uccellone nasce nel 1982 e va sul mercato qualche anno dopo).
L’editoria del settore
La nascita della Guida dei vini di Gambero Rosso e Arcigola, poi Slow Food, una nuova versione di quella di Veronelli. Poi La Gola di Gianni Sassi e Antonio Piccinardi. Tutto ad arricchire un settore editoriale che già contava su riviste come Civiltà del Bere e Vini&Liquori.
Fu un periodo di grande impulso per produzione ed editoria di settore che è durato per molti anni. Poi la spinta propulsiva, soprattutto in editoria, si è lentamente spenta. O meglio, si è polverizzata in molte iniziative che ne hanno fatalmente limitato l’efficacia. Ora, per le ragioni che tutti conoscono, pandemia, guerre, inflazione, il mercato fa fatica a reggere e di conseguenza iniziative editoriali e anche fieristiche ne subiscono i contraccolpi.
Una forza centrifuga in atto
È un’analisi fatta a spanne, ovviamente, ma è quello di cui si discute nel nostro settore da almeno un paio di anni. A tutto questo si somma una sorta di forza centrifuga che fa sì che il settore del vino e il suo mercato si divida in tanti rami. Ai vini più tradizionali, frutto di origini e di tipologie, si affianca il mondo dei vini “naturali”, di quelli dealcolati, persino dei cocktail a base anche di vino, come gli spritz.
Il mondo dei consumatori più giovani è meno attratto dai vini “dei padri” e i consumi, a parità di età, se confrontati con quelli delle generazioni appena precedenti, sono in netto calo. Motivi salutistici, ambientalistici, sicuramente. Anche un modo un po’ respingente che una parte della comunicazione del vino, attraverso linguaggi gergali o ipertecnici, ha avuto negli ultimi anni.
Più cultura e meno tecnica
Tutto fa pensare che in futuro molte cose cambieranno in modo profondo e veloce, più di quanto si possa immaginare ora. Sommessamente proverei a dire che dobbiamo provare a rimettere il vino al centro di un discorso che comprenda di certo elementi tecnici, ma anche culturali, come fece a suo tempo Veronelli. Raccontando persone e territori.
Una vecchia ricetta, forse, ma da realizzare con nuovi strumenti, per far riavvicinare e innamorare di nuovo quante più persone possibile a un mondo che è fatto anche di passione e non solo di polifenoli o di lieviti indigeni.
1 commento
Il pensiero di Veronelli è più vivo che mai e mettere al centro persone, passione, territori con il vero TURISMO è la vera sfida che non abbiamo ancora vinto anche se tutti ne parlano senza cognizione di causa ma solo facendo i soloni in convegni o dando ricette che nascono in certi territori ma dalla cattedra di una università non si possono applicare a tutte le realtà Italiane .
Formazione vera partendo dal basso e scendendo dalle cattedre questo vuole il TURISTA.
Carlo