La recente scomparsa di Benito Nonino, uno dei padri della grappa italiana, friulana in particolare, non può che indurre ad alcune considerazioni sul ruolo che la famiglia Nonino ha avuto, ed ha ancora, nel mondo dell’agroalimentare del nostro Paese.
Benito è stato un grandioso distillatore, ha prodotto grappe di straordinario valore per decenni. Ma i Nonino non sono stati solo “grappaioli”. Sua moglie Giannola, con la sua partecipazione, ha letteralmente sdoganato un prodotto popolare come appunto la grappa, attraverso iniziative che hanno segnato anche il mondo della cultura italiana. Il premio Risit d’Aur, nato nel 1975 teso alla valorizzazione della cultura contadina (oggi diremmo della “biodiversità”) e poi affiancato dal Premio Nonino per la Letteratura, sono divenuti dei punti di riferimento assoluti.
Lei, con l’aiuto iniziale di Luigi Veronelli, ha messo insieme una giuria che ha visto come partecipanti nei primi anni tra gli altri Mario Soldati, Gianni Brera, Ermanno Olmi, David Maria Turoldo. Tra i premiati ci sono stati ben sei futuri premi Nobel, a dimostrazione di una lungimiranza incredibile.
La storia
Solo pochi anni prima, nel 1973, Benito e Giannola avevano ideato la grappa di monovitigno, utilizzando via via le vinacce di Picolit, Ribolla, Schiopettino, Verduzzo, Tazzelenghe, Pignolo, le varietà autoctone friulane, insomma, salvandone diverse dall’abbandono e dall’estinzione. Una cosa che determinò una grande vicinanza fra i Nonino e il mondo vitivinicolo, dapprima friulano, poi nazionale. Tanto che negli anni Novanta il Vinitaly di Verona ammise lo stand dei Nonino all’interno della fiera tra i produttori di vino. Uno stand che fu inizialmente condiviso con Gaja e Ca’ del Bosco.
Infine, il passaggio generazionale tra i genitori, divenuti delle vere star, e le figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta che oggi sono saldamente alla guida dell’azienda. In mezzo una storia straordinaria, fatta di bottiglie di grappa frutto del lavoro di grandi designer, di prodotti come le U’e, distillati di nuova generazione, di riconoscimenti internazionali sui prodotti, sull’azienda e sui protagonisti di tutto questo.
Una storia che non si può raccontare in poche parole, e che è contenuta in pubblicazioni, come “Il Caso Nonino” di Cristiana Compagno. Poi articoli sui più importanti quotidiani del mondo. Il tutto a determinare una vera leggenda. Da parte mia solo un breve ricordo di un uomo serio e schivo come Benito, che ha avuto una vita lunga e formidabile, con accanto quel vulcano di Giannola e con tre figlie che chiunque avrebbe voluto avere.
2 commenti
Solo due correzioni: U’e, non Uè e Cristiana Compagno, non Cristina. Condivido tutto il resto
Grazie Giulio, abbiamo corretto. <3