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La rivincita del Pinot Bianco

Due manifestazione consecutive, svoltesi a Milano di recente e dedicate entrambe al Pinot Bianco hanno mostrato che questo vitigno può davvero rappresentare la nuova frontiera bianchista nel campo dei vini di alto profilo qualitativo.

Il 16 e il 17 di marzo a Milano sono state organizzate due manifestazioni di seguito dedicate entrambe al Pinot Bianco, un vitigno del quale si ricomincia a parlare dopo anni nei quali era stato abbastanza dimenticato.

La prima, al ristorante Anima dell’hotel Milano Verticale, con Enrico Bartolini e la sua squadra ai fornelli, ha visto protagonisti sette Collio Pinot Bianco del 2020 di sette produttori che si sono messi insieme proprio per rilanciare quella tipologia. Erano Venica & Venica, Livon, Alessandro Pascolo, Castello di Spessa, Schiopetto, Toros e Russiz Superiore, hanno nei fatti fondato un gruppo, una “rete” come la chiamano, che vorrebbe in seguito allargarsi ad altre cantine della zona.

La seconda, il giorno dopo, ha invece visto in scena al Mandarin Oriental i Pinot Bianco di Terlano, e nella fattispecie tre annate di Alto Adige Terlano Pinot Bianco Vorberg Riserva, del 2019, 2016 e 2011, e il Rarity del 2009, appena uscito sul mercato dopo più di 12 anni di affinamento.

Quello che ne è venuto fuori è che il Pinot Bianco è un vitigno che si esprime con delicatezza ed equilibrio, i vini che ne derivano riescono a evolvere nel tempo molto bene e che, rispetto al “cugino” più famoso, lo Chardonnay, in alcune zone del Nord Est dell’Italia riesce a coniugare aspetti varietali e territoriali in modo sorprendente. Più caldo e mediterraneo nel Collio, più scattante in Alto Adige, ma sempre con compostezza ed eleganza, rappresentando le proprie origini e riuscendo persino a non soffrire troppo i cambiamenti climatici che stanno “meridionalizzando” le caratteristiche di molti vini bianchi e non soltanto in Italia.

Sembra proprio che i Pinot Bianco possano essere davvero una nuova frontiera bianchista nel campo dei vini di alto profilo qualitativo. Certo, non è una varietà autoctona, però esiste in alcune zone da oltre un secolo e in certi territori si potrebbe con molte ragioni definire “tradizionale”, e più diffuso ormai rispetto alle regioni di origine, Borgogna e Alsazia in primis. Sta di fatto che due presentazioni quasi in contemporanea di Pinot Bianco di due aree italiane diverse forse non c’erano mai state, e forse significa che la sua rivincita è davvero iniziata.

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