Troppo spesso di sente dire che i vini al supermarket sono vini di scarsa qualità, ma se questa cosa poteva forse essere vera in passato, ormai è totalmente superata dalla sempre maggiore attenzione da parte delle grandi catene di GDO.
Ogni tanto mi viene voglia di scrivere su questo argomento perché ne sento davvero di tutti i colori. C’è chi sostiene, anche con toni spesso accesi, che i produttori che fanno vini di qualità non dovrebbero venderli alle catene di supermercati. Ci sono delle ragioni a favore di questa posizione, ma anche delle considerazioni più generali da fare.
La prima è che non tutta la Grande Distribuzione Organizzata è uniforme. Esistono catene come Coop, Esselunga ed Eataly, ad esempio, ma non solo, che dedicano ai vini di qualità molta attenzione e che possono vantare dei reparti vino di tutto rispetto, con prezzi paragonabili a quelli delle enoteche specializzate. Poi che molte di queste strutture, per la loro diffusione sul territorio, svolgono anche un compito che definirei sociale. È sicuramente più facile imbattersi in un supermercato che in una buona enoteca in molte parti del nostro Paese.
Certo, ci sono anche dei problemi. I buyer di molte catene sono dei professionisti dell’acquisto e talvolta riescono a spuntare prezzi che un piccolo commerciante si sogna di ottenere. I ricarichi sono normalmente più bassi perché si possono fare economie di scala, ci sono le offerte speciali, e via discorrendo. Perciò esiste una concorrenza che per piccoli distributori può apparire persino sleale nei loro confronti.
Questo però non significa, come sento dire, che, se un vino appare sullo scaffale di un supermercato o è uno specchietto per le allodole o non sarebbe qualitativamente valido. Non è così, evidentemente.
Ho personalmente visto grandi vini proposti da catene anche internazionali. Da Leclerc e Carrefour in Francia, da Ralph’s in California, si possono trovare vini di grande fama e dai prezzi conseguenti. Non sarà come andare in un’enoteca specializzata, dove ci si può avvalere dei consigli di un proprietario spesso esperto e appassionato, certo. Ma la similitudine con la quale si entra da Feltrinelli invece che in una piccola libreria mi pare sostenibile.
Ovviamente, se si è particolarmente appassionati e con un focus molto attento su determinati vini, artigianali, “naturali”, molto rappresentativi di territori specifici, probabilmente non basteranno gli scaffali del supermercato, ma questo è un altro discorso e un altro settore del mercato. Sta di fatto, però, che molte etichette di pregio ormai sono anche in moltissimi supermercati, e che l’equazione vino al supermarket uguale vino di scarsa qualità, ammesso che sia stata in passato in parte vera, oggi non regge davvero più.
3 commenti
Io compro vini da enoteche on- Line, la GDO ha ampliato la gamma dei vini, fino ad arrivare a vini di buona qualità m, ma i prezzi sono più alti delle enoteche on-Line .
Evito le enoteche tradizionali perché hanno prezzi esuberanti.
La trasmissione di ieri sera su Report, assai discutibile peraltro, ha detto e mostrato qualcosa di diverso.
Cioè che in molti casi i vini di …diverse ? GDO sono addirittura fatti su commissione e capitolati, finalizzati a criteri di prezzo, costanza di targhet, ecc.
Va dato atto di un salto di qualità enorme rispetto al passato per l’assortimento di alcune realtà, ma in maggioranza la presenza di vini criticabili è massiccia.
Si basano sul lavoro dei grandi imbottigliatori, che raccolgono tutti i fondi di cantina in vista di una prossima vendemmia a prezzi meno che stracciati, ed assemblati grazie al lavoro di chimici puri.
Scrivo perchè questo aspetto è destinato ad esplodere quest’anno specialmente, in quanto moltissime valide cantine hanno deciso di: alzare i prezzi ai propri dettaglianti invece che ragionarci per bene; … di non imbottigliare più quantitativi di prodotto per risparmiare i costi dei vetri, ecc.
Il risultato è che da voci apparse sui media la produzione in entrata equivale alla giacenza delle cantine. Cosa dobbiamo credere che avverrà???
E’ una vera tristezza vedere Cantine che affidano alle Assicurazioni sul credito la scelta degli ordini da evadere o meno, in funzione dello storico dei pagamenti di un cliente che comunque paga. Investendo da parte delle Cantine sugli speculatori invece che sulla propria filiera vitale , che sicuramente è in difficoltà per varie ragioni; tra le prime la disparità di legislazione commerciale tra piccoli e grandi, che in un regime corretto e leale non dovrebbe esistere.
Chi scrive è stato operatore commerciale da 50 anni, e segue come molti altri l’evoluzione della situazione, preoccupato prima di tutto come consumatore. Il vino caro, con 12 vergini che suonano il violino alla luna di maggio, ha sicuramente un costo diverso e fa immagine internazionale, ma il vino col rapporto qualità prezzo raggiungibile è quello che decide la disponibilità reale del bene, e l’esistenza delle vigne stesse.
Cari saluti.
Rossi Giuseppe
Nulla di nuovo sotto il sole, mi sarei aspettato qualche esempio pratico a testimonianza.