Edoardo Raspelli, il “Raspa”, una delle storiche firme di punta del giornalismo gastronomico italiano, è stato licenziato da Gedi (editore di Repubblica e La Stampa) via pec, senza neanche una telefonata di preavviso. Dov’è finito il rispetto? Tanto più che stiamo parlando di un grande professionista.
Mi legano a Edoardo Raspelli amicizia e gratitudine, visto che abbiamo collaborato nel 1983 e che fu lui a indicarmi a Stefano Bonilli nel 1986 come esperto di vino per il nascente Gambero Rosso, dove lui si occupava di ristoranti. Lui, che aveva cominciato nel 1971, a soli 22 anni, come cronista al Corriere d’Informazione, era una delle firme di punta del giornalismo enogastronomico. Aveva di fatto inventato la critica gastronomica, i suoi “faccini”, altra cosa che ho mediato da lui, erano temutissimi dai ristoratori, ed erano nei fatti degli emoticon ante litteram. Sorridenti, se la visita, sempre anonima e con il conto pagato, era positiva, imbronciati se invece le cose non erano andate bene. Pensate quanto era avanti.
Contemporaneamente la Michelin, unica guida esistente (Espresso e Veronelli arrivarono alla fine degli anni Settanta) dava qualche stella qua e là in Italia, senza alcun commento. Edoardo era ed è un giornalista e si vedeva fin da allora, con articoli che erano delle cronache fedeli di quanto gli accadeva, da reporter di razza, insomma.
La sua carriera proseguì in molti modi, collaborò con altre testate, anche con il Gambero Rosso degli inizi, per molti anni ha fatto, e continua a fare, televisione, ma soprattutto non ha mai cambiato il suo modo di lavorare, con rigore e precisione, e questo per ben 55 anni di professione. Oggi, lui che è del ’49 e di anni ne ha quasi 75, è in pensione ma continua a lavorare (come il sottoscritto del resto), più per passione che per altro. Ha un patrimonio di esperienza unico, ha visto nascere migliaia di ristoranti, ha conosciuto tutti, da Marchesi a Bottura, da Bocuse a Ducasse.
Potrebbe scrivere un libro sulla storia recente della ristorazione italiana che nessun altro potrebbe fare. Se fossi un responsabile di un’università che si occupi anche di enogastronomia gli affiderei una cattedra sul giornalismo enogastronomico in giornata. Però la Gedi, proprietaria di La Repubblica e La Stampa dove lui collaborava da decenni, non ha condiviso quanto vi sto dicendo e lo ha licenziato via pec senza neanche avvertirlo prima. Certo, ha 75 anni, certo, bisogna far largo ai giovani, ma dove troveranno uno con una penna brillante come quella del vecchio Raspa, con la sua esperienza, con la sua onestà intellettuale, proprio non saprei. E di giornalisti anziani che fanno tuttora televisione, Augias, Mieli, tanto per fare degli esempi, mi pare ce ne siano. Piero Angela la sua ultima trasmissione prima di lasciarci la fece a oltre 90 anni.
Ma Raspelli si occupa di cibo e di ristoranti, arti minori evidentemente, e per la Gedi non sembra meritare attenzioni e persino rispetto professionale. E neanche da parte di qualche collega che ha commentato beffardamente la cosa, auspicando un “largo ai giovani” che puzza di retorica e di invidia. Noi non siamo la Gedi, siamo una rivista di nicchia e senza grandi budget, ma se a Edoardo Raspelli facesse piacere DoctorWine è a sua disposizione e la mia personale amicizia anche.