A chi sostiene che le guide recensiscono sempre “i soliti noti”, faccio sommessamente notare che in decenni di critica di aziende ne abbiamo scoperte veramente tante. E il lavoro di scoperta non si ferma mai, perché assaggiamo ogni anno migliaia di vini e non, come pensa qualcuno, sempre gli stessi.
In genere le critiche mi fanno pensare e ne tengo conto. Non sempre, ma spesso. Però qualcuna è proprio da rimandare al mittente, nonostante stia diventando un tormentone. Alludo a quella per cui le “guide” premiano sempre i soliti noti e non scoprono mai niente. Gli outsider sarebbero esclusi, insomma, come se il lavoro di talent scout non fosse praticato da chi assaggia e valuta i vini italiani per fare una guida. Una vera fesseria.
Se le guide del Gambero, di Slow Food, di Veronelli e oggi anche di DoctorWine hanno avuto un merito, è proprio quello di avere scoperto un sacco di produttori che nessuno conosceva prima. Sono migliaia. Se qualcuno non se ne rende conto è solo perché o non legge, oppure perché deve criticare per partito preso. Certo, premiamo sempre Sassicaia, Monfortino, Vigna Monticchio. Come i francesi premiano i Premier Crus di Bordeaux e gli americani Caymus, Opus One o Harlan.
Ma quanti sono i produttori che nel tempo abbiamo fatto conoscere?
Dai Barolo Boys a molti vini di Montalcino, alludo ad esempio ad Altare, Clerico, Casanova di Neri, Marroneto, Siro Pacenti. Certo, oggi sono conosciuti, ma chi ne ha scritto per primo trent’anni fa? Provate a controllare. E oggi? Quest’anno noi abbiamo premiato Montauto di Riccardo Lepri che fa un incredibile Sauvignon in Maremma. Poi a Montalcino la scoperta del Paradiso di Cacuci, in Chianti Classico di Boschetto Campacci, in Sicilia di Gaetano Di Carlo, in Sardegna della Cantina di Neoneli, di Piero Carta, di Gungui, di Dessena.
E Raffaella Bissoni fuori dalla Romagna la conosceva qualcuno? E Lasorte Cuadra di Martina Franca in Puglia? E chi ha premiato come “cantina emergente” Amalia Cascina in Langa qualche anno fa e adesso Tenuta Ceri a Carmignano? E chi conosceva Lasterosse in Val di Non o Concarena in Val Camonica?
Sono solo esempi. Potrei andare avanti parecchio, vi assicuro. Perché viaggiamo, assaggiamo, cerchiamo proprio di trovare outsider e siamo contenti di farlo. I ricordi del passato si chiamano Falkenstein, Caprai, San Michele Appiano, Valle Reale, Skerk, Fino, Oasi degli Angeli, ma sono solo i primi che mi vengono in mente. Nessuno ne aveva scritto prima. È un dato di fatto.
E chi sostiene il contrario farebbe bene a dire come mai.
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I francesi non si fanno remore a portare in palmo di mano i loro “grandi nomi”. In Italia, nella migliore delle ipotesi, si viene tacciati di essere noiosi. Ma i “soliti noti” spesso sono “i soliti bravi”.
1 commento
Luca Gungui grandissimo produttore di Cannonau a Mamoiada.
Il suo Berteru Riserva 2020 è uno dei migliori rossi italiani che io abbia mai assaggiato .