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Dieci anni fa

Stefano Bonilli foto di La Repubblica

Sono trascorsi 10 anni dalla morte improvvisa di Stefano Bonilli. Pubblichiamo la lettera che Daniele Cernilli pubblicò all’indomani della triste notizia.

Roma, 4 agosto 2014

Caro Stefano,

non so perché ma avevo voglia di scriverti da alcuni giorni e non l’ho fatto solo perché ero molto preso dalla chiusura della guida dei vini che sto facendo con Mondadori. Avevo deciso di mandarti i pdf, come avevo già fatto per il libro dei Racconti, che parlava molto di te e di come è nato il Gambero. Ora non posso più farlo, allora la scrivo pubblicamente. 

Ero contento di aver chiarito tutti i dissapori e che ci ricominciavamo a sentire. Abbiamo condiviso molto in tanti anni, momenti di gioia e di soddisfazioni professionali, ma anche grandi preoccupazioni, sacrifici veri, tanti stipendi saltati e tanto lavoro senza mai guardare l’orario. Avevamo una creatura comune, ora, per colpa del destino, quello stesso che ti ha portato via all’improvviso, mi restano solo i ricordi di un’epoca formidabile che ci ha visto protagonisti insieme. 

Ricorderò le discussioni, le litigate, le bevute del 26 dicembre, quando a casa tua cucinavi tu, tortellini e bollito, e io portavo vini pazzeschi. I viaggi, la prima volta alla conquista di New York nel 1992, col tuo inglese inesistente e il mio zoppicante. Penserò a quando il Manifesto ti assegnò una scrivania e un telefono per fare i primi inserti, ma così piccola che la macchina da scrivere non c’entrava (allora si usava quella) e per fare gli articoli dovevamo metterla su uno sgabello alto e sederci su una pila di elenchi telefonici. 

Io avevo trentadue anni, tu quarantuno e mezzo. Sì, perché dall’ottobre del 1986, quando mi telefonasti su consiglio di Edoardo Raspelli per scrivere di vino sul Gambero Rosso, sono passati ventotto anni. E quasi ventitré a lavorare insieme. Penserò a quando siamo andati a Basilea e poi a Berna a incontrare i funzionari della Hallwag per l’edizione tedesca della guida dei vini, e partimmo con la tua Fiat Uno che a stento riuscì a superare il Piccolo San Bernardo. Un viaggio di quasi quindici ore. Roba da pionieri. Quella Uno poi la vendesti a me per pochi soldi, perché tu avevi comprato una vecchia Mercedes di seconda mano che ti sembrava una Rolls Royce. 

Poi avevamo litigato. O forse ci hanno fatto litigare. Io mi sentivo responsabile per tutta la gente che lavorava al Gambero, tu avevi capito che non c’era più nulla da fare per continuare il lavoro che avevamo cominciato tanti anni prima. Potevamo parlarci di più in quei momenti. Ma anche lì io avevo una guida dei vini da chiudere, e non mi accorsi per tempo della china che stavano prendendo le cose

Alla luce di quanto è successo ora tutto prende connotazioni diverse, e nel dolore, almeno ho la piccola consolazione di poterti piangere da amico, come un tempo. Vecchio mio, che brutta sorpresa mi hai fatto. Per me è come aver perso il fratello maggiore che non ho mai avuto. 

Ciao, almeno speriamo di rivederci tra un po’, quando ti raggiungerò, chissà dove. Ritroveremo Peppino Cantarelli, Angelo Paracucchi e magari anche Enrico Casini, che ti ha preceduto qualche giorno fa. Però il vino lo porto io, come sempre.

Daniele

Per ricordare Stefano Bonilli:

La foto di apertura è tratta dal quotidiano La Repubblica

 

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2 commenti

Francesco Tola 30 Luglio 2024 at 0:50

Bellissimo, emozionante!
Sopratutto perché nel 1986 ero il responsabile di sala del ristorante Pianeta Terra di Roberto Minnetti dove tu caro Daniele venivi a cena con Stefano Bonilli e io in silenzio ascoltavo il vostro progetto del Gambero Rosso. E ogni tanto a fine servizio, con Roberto andavamo a trovare Stefano Casini. Nella tua lettera ho rivissuto quei momenti.
E in quel periodo eri mio docente al corso di Sommelier AIS
Un caro saluto con immensa stima e grande affetto
Francesco Tola

Reply
Francesco Tola 30 Luglio 2024 at 0:52

Scusa volevo dire Enrico Casini

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