Parlando di Malvasia, tendiamo a fare di ogni erba un fascio. Ma c’è Malvasia e Malvasia e oggi ve ne proponiamo due da mondi diversi: una emiliana (per l’esattezza piacentina) e una siciliana (delle Lipari).
La Malvasia, nelle sue numerose declinazioni, è uno dei 4 vitigni aromatici che troviamo in Italia, insieme al Gewürztraminer, al Brachetto e al Moscato (ma sarebbe meglio dire “i” Moscato). Così come quest’ultimo, anche di Malvasia se ne coltivano diverse varietà: Bianca, di Candia, di Basilicata, Bianca Lunga, del Lazio, di Casorzo, di Lipari, di Sardegna, di Schierano, Istriana, del Chianti, Nera di Basilicata, Nera di Brindisi, Nera di Lecce… e non sono ancora tutte. Secondo l’agronomo Giovanni Dalmasso, nato alla fine dell’Ottocento: “Se dovessimo anche solo elencare tutti i vitigni che più o meno legittimamente portano il nome di Malvasia – e quindi cercar di stabilire quali hanno ragione di conservare questo nome e quali no – dovremmo occupare varie pagine senza sperare di riuscire nell’intento”.
Pare infatti che ci siano vitigni che sono definiti Malvasie solo perché ricchi di una certa aromaticità, perché provenienti dal mondo greco e perché… storicamente era garantito loro un maggior valore commerciale. Non sono neanche tutte uve bianche, abbiamo infatti anche diverse Malvasia Nera. Insomma, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
Oggi ci concentriamo sulla Malvasia di Candia aromatica (una grappolo nella foto di apertura), una delle più ricche tra le malvasie esistenti, dotata di un corredo aromatico particolarmente intenso e complesso che – nei territori emiliani- ha dimostrato una grandissima poliedricità. La troviamo Frizzante (sia secca che dolce), Ferma, Appassita e come Vin Santo. L’altra è la Malvasia di Lipari, che nelle isole Eolie ha dato vita soprattutto a una versione Passita di grande qualità, di cui parla già Diodoro Siculo (I sec. a.C.), narrando di un vino dolce prodotto a Salina. Ormai da anni molti produttori si stanno dedicando a una versione ferma secca della Malvasia, ed è proprio questa che vi proponiamo.
È la Secca del Capo della famiglia Colosi, che da oltre 40 anni coltiva uva a Salina in 10 ettari di vigneto compreso tra Capo Faro e Porri. Gli impianti sono terrazzati grazie a vecchi muri a secco e immersa tra le vigne si trova la cantina di vinificazione, parzialmente interrata, per rispettare le rigide normative che tutelano il territorio delle Eolie.
Il secondo vino, invece, proviene dalla Val Tidone, dove troviamo l’azienda Mossi 1558, artefice di vini territoriali e ben eseguiti. Parliamo della Malvasia dei Colli Piacentini Baciamano, un vino nato nel 2019 con l’intento di dare voce al potenziale di invecchiamento della Malvasia di Candia Aromatica.
Per leggere le schede dei vini, clicca sui nomi.
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