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Vinificato da solo, il Grillo sta vivendo un periodo di successo grazie ai suoi accattivanti profumi e alla ricca trama gustativa, che ne costituiscono le basi dell’accattivante personalità.
Molti avranno già sentito raccontare che il Grillo è un vitigno “recente”, un incrocio tra Zibibbo e Catarratto realizzato nella seconda metà dell’Ottocento dal grande ampelografo favarese, il Barone Antonio Mendola. Avrebbe quindi visto la luce nel 1874 in provincia di Agrigento, sebbene poi si fosse ampiamento diffuso in quella di Trapani, diventando la base del Marsala. In realtà studi più recenti fanno propendere per un’origine del tutto naturale, pregressa agli esperimenti di Mendola. Quel che è certo, è che si diffuse ampiamente in conseguenza dell’epidemia di fillossera della fine del XIX secolo e intorno agli anni Trenta costituiva circa il 60% delle viti dell’Isola. Oggi, invece, conta poco più di 6.000 ettari e sta vivendo una seconda gioventù vinificato in purezza, producendo vini di grande spessore organolettico, freschi, dinamici e potenzialmente longevi.
Ci siamo concentrati sulla Sicilia meridionale, dove è meno diffuso, andando con le prime due aziende in provincia di Agrigento, a Licata e a Canicattì, per poi spostarci ancora più a sud, nell’estremità sud orientale dell’Isola in provincia di Siracusa. Grilli di zone calde, quindi, eppure estremamente agili e freschi.
In poco tempo Baglio del Cristo di Campobello è diventato un punto di riferimento per molti appassionati. L’azienda, gestita da Carmelo Bonetta, va avanti con il continuo impegno di tutti i componenti della famiglia, che lavorano con orgoglio e passione. Il tratto distintivo dei vini è la perfetta combinazione di incisività e piacevolezza, unite, ça va sans dire, a un’ottima qualità dovuta anche a un’interessante particolarità del suolo delle colline sulle quali si estendono i vigneti, che è la notevole presenza di gesso.
Cva Canicattì è una cantina cooperativa che rappresenta un esempio virtuoso per la Sicilia, frutto di un progetto che unisce le tradizioni del territorio con tecniche di vinificazione all’avanguardia e una concezione attuale del prodotto vino. Oggi Cva può contare su una superficie vitata molto estesa, distribuita in circa 60 diversi contesti vinicoli del territorio agrigentino. Fondamentale il lavoro del presidente Giovanni Greco e dell’enologo Tonino Guzzo, che puntano a una produzione di alto profilo attraverso un grande e attento lavoro in tutta la filiera produttiva.
Spostandoci infine tra Noto e Pachino, una delle zone più calde e assolate d’Italia, troviamo Feudo Maccari, della famiglia toscana Moretti Cuseri. I vigneti, molti dei quali hanno più di 30 anni, sono tutti ad alberello e se ne ricavano rossi vigorosi dal carattere mediterraneo in grado di sfidare il tempo. Interessanti anche i risultati ottenuti con il Grillo. Nella tenuta sono presenti numerose altre colture: alberi di olivo, aranci, limoni, alberi da frutto e varie specie di ortaggi tipiche di questi luoghi.
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