DegustazioniLa verticale

Verticale completa di San Leonardo (1)

Nelle aristocratiche sale di Palazzo Taverna, residenza romana dei marchesi Guerrieri Gonzaga, abbiamo potuto svolgere - in esclusiva per DoctorWine - una meravigliosa verticale di tutte le annate prodotte del grande bordolese trentino: San Leonardo.

Raramente un vino somiglia così tanto al suo produttore come nel caso del San Leonardo. Capisco, può sembrare una frase un po’ folle, ma come spiegare altrimenti l’eleganza, la classe, la gentilezza, la sobrietà di questo magnifico vino se non guardando chi lo produce? Il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga e suo figlio Anselmo sono proprio come il loro vino e questo, sebbene non sia spiegabile scientificamente, un senso deve averlo.

Cos’è il San Leonardo

Per chi non lo conoscesse, il San Leonardo è un vino frutto di un uvaggio bordolese, prodotto fin dal 1982 in Trentino, a Borghetto d’Avio, in quella zona che dall’unità d’Italia alla fine della prima guerra mondiale segnò il confine con l’impero Austro-Ungarico. Per intenderci, siamo più a nord di Bordeaux. È la zona dei Campi Sarni nella Vallagarina, un territorio unico nel suo genere, con le montagne a sovrastare le colline e il vicino Lago di Garda a mitigare il freddo, il che garantisce un microclima fresco e asciutto.

Al centro Anselmo Guerrieri Gonzaga e dietro suo figlio Anselmo, tra Stefania Vinciguerra e Daniele Cernilli
Al centro Anselmo Guerrieri Gonzaga e dietro suo figlio Anselmo, tra Stefania Vinciguerra e Daniele Cernilli

Carlo Guerrieri Gonzaga aveva studiato enologia e lavorato come giovane cantiniere alla Tenuta San Guido a Bolgheri, da suo zio Mario Incisa della Rocchetta, prima che arrivasse come consulente Giacomo Tachis e desse la fisionomia definitiva al Sassicaia. È chiaro che l’idea di un vino di stile bordolese era nelle sue corde e nella sua esperienza. Iniziando ad occuparsi dell’azienda di famiglia questo modello era ben presente e il San Leonardo lo dimostra fin dalla prima annata. Inizialmente c’erano Carmenère (scambiato per Cabernet franc) e Merlot, presenti in azienda dagli anni Sessanta, e Cabernet sauvignon, che era stato piantato nel ’78. Poi, verso l’inizio degli anni ’90, arrivò il vero Cabernet franc e capirono l’equivoco che c’era sempre stato in zona, ma non levarono il Carmenère dal blend, visto che è sempre stata una caratteristica del San Leonardo.

La successione di due grandi enologi

A chi si poteva chiedere la consulenza enologica per questo vino se non a Tachis? Lo seguì fino al 2001, quando lasciò la mano a Carlo Ferrini, senza che sostanzialmente cambiasse niente nello stile del vino. Quell’anno coincide anche con l’ingresso in azienda di Anselmo Guerrieri Gonzaga, ugualmente appassionato della campagna e della produzione, capace e brillante come il padre.

Il San Leonardo, come tutti i grandi vini, “sente” l’annata, ma per il resto potremmo dire che è un vino immutabile con le sue caratteristiche intrinseche e la sua personalità così bordolese e così trentina insieme. Balsamico ed elegante, fresco ed equilibrato. Uno dei più grandi rossi italiani che riesce, anno dopo anno, a mettere d’accordo la critica e piazzarsi sempre ai primi posti della “superclassifica” delle guide. (Per la cronaca, quest’anno incrociando le guide italiane e i punteggi della critica internazionale, si è piazzato sesto tra i migliori 100 rossi italiani).

Molto semplice la lavorazione: fermentazione spontanea in piccole vasche di cemento per circa 2-3 settimane con svariati rimontaggi giornalieri e délestage. Circa 24 mesi in barrique di rovere francese di primo, secondo e terzo passaggio.

La verticale completa di San Leonardo

Vediamo oggi le prime 10 annate prodotte, dalla 1982 alla 1994 (alcune annate non sono state prodotte). Per le successive l’appuntamento è domani e dopo. Per leggere le schede, cliccare sul nome.

PER LEGGERE LE DESCRIZIONI DEI VINI, CON IL PUNTEGGIO E IL PREZZO MEDIO A SCAFFALE, CLICCA SUI NOMI DEI VINI.

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