Siamo in Maremma, vicino al confine con il Lazio, e la Tenuta Montauto di Riccardo Lepri produce due cru insoliti e di assoluta grandezza: i Poggio del Crine Sauvignon e Pinot Nero.
La Tenuta Montaùto è sicuramente la più importante novità maremmana degli ultimi 10 anni. Riccardo Lepri ha proposto una Maremma diversa, svincolata dai classici vini autoctoni e basata su Sauvignon e Pinot Nero, presenti in azienda da sempre grazie a suo nonno Enos che li piantò negli anni Ottanta perché “gli piacevano”. Fu una scelta decisamente controcorrente ma lungimirante visti i livelli raggiunti da entrambi le varietà.
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Per gli amanti dell’autoctono ci sono anche piccole produzione di Ciliegiolo (il Silio), oltre a due Sangiovese (il rosato Staccione e un metodo classico), un Bianco di Pitigliano (base Trebbiano) e un Vermentino Maremma Toscana Doc. Ma è chiaro che il focus aziendale è su Sauvignon e Pinot Nero.
Una Maremma controcorrente
A Montaùto si incontra una Maremma fresca e ventosa, ben lontana dagli stereotipi di caldo asfissiante e poche piogge. Ciò è dovuto all’ubicazione dei vigneti posti su un crinale di una vallata orientata ovest-est, che permette ai venti tirrenici di incunearsi nella gola e rendere questo luogo fresco e con notevoli escursioni termiche durante le 24 ore.
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Una terra di confine, con a nord il comune di Manciano ed a sud quello di Canino, famoso per la produzione di olio e che si trova sul suolo laziale. Anche i suoli sono particolari con una quantità di quarzo ingente e una presenza di argilla piuttosto ridotta. La correlazione tra suolo e ventilazione ci regala un’unità di paesaggio decisamente rara a queste latitudini.
La cantina è funzionale, piccola ma con spazi adeguati; colpiscono la qualità dei legni usati e della tecnologia applicata. Grande l’attenzione al dettaglio ed alla cura del vigneto con un impalcato sul cordone speronato piuttosto alto onde evitare le gelate e che ci dicono dia un maggiore impatto olfattivo.
Visita e degustazione di grande interesse
Recentemente in una giornata organizzata a Montaùto con tanti colleghi simpatici e di grande competenza ci siamo divertiti ad assaggiare qualche annata vecchia e le future in uscita sia dei cru Poggio del Crine Pinot Nero (praticamente una verticale) che di Poggio del Crine Sauvignon. Una serata deliziata dalla fantasmagorica cucina di Valeria Piccini del ristorante Da Caino a Montemerano, perfettamente integrata nei vini che ci sono stati proposti.
Un plauso va al Gessaia 2011, il Sauvignon entry level aziendale, che dopo 12 anni manteneva ancora un olfatto varietale intenso e una piacevolezza inaspettata al gusto grazie all’ottima sapidità.
Ma veniamo alle due super selezioni di Poggio del Crine derivanti dai filari migliori e dalle vigne più vecchie presenti in azienda.