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Teroldego: buone notizie

Incontri Rotaliani, Masterclass Foto di Filippo Frizzera

Da una visita nella Piana Rotaliana, risulta evidente che le cose si stanno muovendo e gli studi della Fondazione Edmund Mach aiutano a tracciare la strada verso una maggior comprensione di vitigno e territorio.

Confesso: non tornavo nella Piana Rotaliana da tantissimi anni. Mi innamorai nei primi anni ‘90 dei Teroldego di Elisabetta Foradori che seguii per anni. Poi qualche altro fugace assaggio al Vinitaly senza grandi emozioni, neanche verso quei vini per i quali mi ero innamorato un tempo, troppo diversi dalla filosofia originale. Così ho accettato subito l’invito di Civiltà del Bere per gli “Incontri Rotaliani” di quest’anno. E per il Teroldego: buone notizie.

Incontri Rotaliani degustazioni, foto di Filippo Frizzera
Incontri Rotaliani degustazioni, foto di Filippo Frizzera


Una manifestazione ben articolata tra
incontri culturali (comparazione con altri territori), scientifici (interessante la mattinata alla Fondazione E. Mach con ottime lezioni del Professor Mattivi sugli aspetti tannici del Teroldego in comparazione con altri vitigni e sulla morfologia del terreno rotaliano) e seminari: confronti di vari Teroldego (con le riserve in uscita presentate dalla nostra caporedattrice Stefania Vinciguerra) oppure in comparazione – leggermente forzata – con i vini etnei. Sono vitigni dalle caratteristiche opposte. 

I nuovi studi sul Teroldego e sulla Piana Rotaliana (che non è una pianura ma un altopiano oltre i 250 metri, praticamente alto quanto la mitica montagna di Reims) non hanno cambiato sostanzialmente le conoscenze antiche ma le hanno supportate con una marea di dati favorendo una migliore interpretazione dei dettagli e della coltivazione della vite grazie a scelte più puntuali di portainnesti e cloni (peraltro pochi i secondi), a fermentazioni più precise sul piano termico, estrattivo, e di controllo delle “riduzioni”. 

Incontri Rotaliani Fondazione Edmund Mach, foto di Filippo Frizzera
Incontri Rotaliani Fondazione Edmund Mach, foto di Filippo Frizzera


Tra qualche classico e alcune novità nella Rotaliana si beve bene, forse le grandi eccellenze mancano ma
una nutrita schiera di giovani promettenti scalpita, con idee nuove supportate da una preparazione tecnica, solida e moderna. Siamo fiduciosi perché il ricambio generazionale delle aziende già affermate è molto promettente. Sotto un piccolo elenco dei nostri migliori assaggi.

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