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Se non è Gragnano, desisti!

Vini Gragnano Salvatore Martusciello paesaggio

Il vino di Penisola Sorrentina Gragnano è un rosso frizzante dal sapore fresco e vivace ed è storicamente considerato il vino di Napoli per antonomasia. Ve ne consigliamo cinque, da provare per calarsi nella cultura partenopea.

Felì, assicurati che sia Gragnano. Tu lo assaggi: se è frizzante, lo prendi, se no, desisti”. La famosa citazione di Totò, tratta dalla commedia “Miseria e Nobiltà” di Eduardo Scarpetta, rappresenta perfettamente l’importanza del vino Gragnano nella cultura campana. Scritta nel 1888, la commedia narra le vicende di Felice Sciosciammocca, interpretato magistralmente da Totò nella versione cinematografica del 1954, e del suo amico Pasquale, offrendo un ritratto vivace della società napoletana dell’epoca con colpi di scena e situazioni comiche. 

Antonio de Curtis, noto come Totò, è stato uno degli attori più amati e iconici del cinema italiano, con un forte legame con la tradizione napoletana e la cucina locale, evidente in molte delle sue opere, di cui il vino Gragnano è parte integrante, rappresentando l’autenticità e la gioia di vivere del popolo partenopeo. 

Tra le menzioni fuori regione, c’è quella di Mario Soldati, che lo definisce “un vino piccolo, ma insuperabile, vinoso e campestre, che nonostante il colore non va bevuto a temperatura ambiente, ma freddo, e freddo di cantina, naturalmente, mai di frigorifero”. Giacinto Gigante, pittore e incisore napoletano alla metà dell’Ottocento scrive “il vino di Gragnano, per antonomasia dette il nome a tutti i vini del napoletano”.

Il vino Gragnano: un simbolo della Campania

Il vino Gragnano, proveniente dalla cittadina omonima della Valle dei Molini, ai piedi dei Monti Lattari, è un vino rosso frizzante con un sapore fresco e vivace, parte integrante della cultura contadina e gastronomica locale sin dall’epoca romana. 

Nel 1808 Giocchino Murat, cognato di Napoleone Buonaparte e re di Napoli, fece arrivare gli agronomi dalla Francia che portarono il metodo di vinificazione sui Monti Lattari. Fu allora che il Gragnano divenne per antonomasia il vino di Napoli

Tornando ai giorni nostri, fu grazie alla famiglia Martusciello che nel 1991 nacque la Doc Penisola Sorrentina e dunque le sottozone Gragnano e Lettere, nome che si differenzia per i confini comunali, visto che la produzione e le uve sono uguali (cambiano le caratteristiche organolettiche).

Le varietà che compongono il Gragnano sono: il Piedirosso, conosciuto anche come “Per’ e Palummo, che conferisce freschezza e note fruttate; lo Sciascinoso, che aggiunge morbidezza e complessità aromatica, e l’Aglianico, che contribuisce alla struttura e alla profondità del vino, arricchendolo anche di tannini. Il tutto in blend al 60%, mentre completano l’uvaggio saldi di Tintore, Castagnara, Sabato, Jaculillo, Palombina, Olivella, Gelse e ulteriori biotipi locali, che crescono in vecchi vigneti misti, parcellizzati e terrazzati a 500 metri di quota, tra il mare e la montagna e su suolo di formazione vulcanica, ricchi di cenere e lapilli. 

Il terroir attribuisce al Gragnano il suo carattere unico, mentre il metodo di produzione tradizionale garantisce freschezza e vivacità. Deve la sua caratteristica effervescenza, la tipica vivace spuma, alla rifermentazione in autoclave (metodo Martinotti).

Abbinamenti gastronomici

Il vino Gragnano conquista i cuori dei buongustai adattandosi a diversi abbinamenti gastronomici, come ad esempio con la pizza napoletana, con il tipico panuozzo, una specialità gragnanese – giusto per rimanere in tema territorio – con la salsiccia e friarielli, e la pasta al ragù. Ottimo con i salumi e formaggi, con i piatti di mare in umido e con le carni bianche, grazie alla sua freschezza e leggera effervescenza.

A seguire la degustazione dei migliori Gragnano.

PER LEGGERE LE DESCRIZIONI DEI VINI, CON IL PUNTEGGIO E IL PREZZO MEDIO A SCAFFALE, CLICCA SULLE SCHEDE SOTTOSTANTI.

DEGUSTAZIONI

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