Il progetto SPUM.E è il primo passo verso un vigneto dell’Appennino in Umbria? Produzione di spumanti e distretto dei vini di montagna: le cantine Caprai e Semonte presentano i risultati del progetto SPUM.E nato in collaborazione con l’università degli studi di Milano.
L’Umbria del vino guarda al futuro e lo fa “scalando” l’Appennino, accendendo i riflettori sulla viticoltura di montagna, un potenziale riconosciuto ma ancora inesplorato, con la presentazione del progetto Spum.E – Spumantistica Eugubina, frutto di due anni di studi accurati sul territorio.
Questo ambizioso progetto segna il debutto della regione nel vasto e competitivo panorama della produzione di spumanti, distinguendosi per un approccio strutturato e innovativo, ponendo le basi per la possibile nascita di un distretto della spumantistica umbra, che potrebbe andare a valorizzare le zone montane dell’Appennino in via di abbandono, promuovendone recupero e reinsediamento.
Per la prima volta, l’Umbria si afferma come attore organizzato nel settore delle bollicine, aprendo nuove prospettive per il suo patrimonio vitivinicolo.
Spumanti di montagna, progetto pionieristico verso Vinitaly 2025
A farsi promotrici di questo ambizioso percorso sono due cantine di spicco nel panorama vitivinicolo umbro, da sempre protagoniste di iniziative innovative e rigenerative: la Cantina Caprai di Montefalco e la Cantina Semonte di Gubbio. Sul fronte della ricerca scientifica, invece, un contributo fondamentale proviene dall’Università di Milano, che ha condotto gli studi preliminari, gettando le basi per lo sviluppo di questo progetto pionieristico.
Gli imprenditori Marco Caprai e Giovanni Colaiacovo, durante la conferenza, hanno presentato i risultati ottenuti dalla spumantizzazione dei 6 ettari di vigneto di montagna. Le bottiglie che debutteranno al prossimo Vinitaly 2025 rappresentano l’evoluzione di una tradizione spumantistica in piena ascesa.
Arnaldo Caprai, con il suo Brut, ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni, passando da una produzione di poche migliaia di bottiglie a oltre 10mila, con prospettive di ulteriore espansione fino a 25mila, grazie anche al progetto SPUM.E. Analogamente, Semonte sta affinando il proprio Metodo Classico, attualmente prodotto in 5mila bottiglie, con l’ambizioso obiettivo di triplicare la produzione nei prossimi anni.
Dall’analisi territoriale ai risultati della sperimentazione
SPUM.E nasce dall’esigenza di sostenibilità ambientale, economica e sociale della produzione di basi spumante nell’area appenninica Eugubino Gualdese. Il progetto, finanziato dalla Regione Umbria attraverso il Piano di Sviluppo Rurale (PSR), è stato sviluppato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, le due cantine umbre e Leaf, un’azienda di consulenza specializzata nel settore vitivinicolo.
Nel corso della conferenza, i professori Leonardo Valenti e Gabriele Cola, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Produzione, Territorio e Agroenergie dell’Università degli Studi di Milano, insieme a Chiara Mazzocchi, professore associato in Economia agraria presso la stessa università, e Paolo Tarolli, professore ordinario in Idraulica Agraria dell’Università di Padova, hanno offerto un’illustrazione approfondita delle fasi di studio che hanno preceduto il progetto.
Le caratteristiche geografiche
Partendo dall’analisi della superficie regionale si sono messe in evidenza le caratteristiche geografiche del territorio al fine di identificare le zone più idonee alla viticoltura. Quasi il 40% del territorio si trova a un’altitudine compresa tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare, il 26% tra i 400 e i 600 metri, il 13% tra i 600 e gli 800 metri, e il 14% supera gli 800 metri. Attualmente, la maggior parte delle attività vitivinicole umbre si concentra in aree situate tra i 200 e i 600 metri s.l.m., dove si riscontra una crescente sfida legata alle conseguenze degli eventi meteorologici estremi, in particolare gelate e ondate di calore. Volendo fare un confronto con il panorama nazionale, in Italia il 9% dei vigneti (dato Osservatorio UIV) è coltivato a più di 700 metri sul livello del mare.
Sono stati quindi incrociati tutti gli indici di fragilità socio-economica, agricola e turistica dell’Umbria (presi nel corso dei due anni di studio), dando origine a una mappa del Suitable Index che evidenzia le zone più promettenti per nuovi investimenti nell’impianto di vigneti. Dalla mappa emergono tre aree chiave: il nord-est e il nord-ovest della regione, che includono le zone di Gubbio e della Val Nerina, e il sud-ovest, al confine con Castelgiorgio, verso il lago di Bolsena.
Il vigneto sperimentale
Gli studi del progetto SPUM.E sono stati fatti nel vigneto sperimentale di 6 ettari, impiantato tra il 2017 e il 2019 con Chardonnay e Pinot Nero nella località San Marco di Gubbio, terreni dell’agricola Semonte, che si trovano tra i 750 e gli 850 metri. Questi terreni erano abbandonati e precedentemente utilizzati per colture seminative e pascoli. Il successo del progetto non è solo limitato alla fattibilità e competitività del vigneto posto a queste altitudini, ma rappresenta anche uno dei primi esempi di recupero virtuoso dell’economia rurale in un territorio segnato da fenomeni di abbandono, invecchiamento e declino delle attività economiche.
L’areale viticolo di montagna dell’Eugubino si distingue per le abbondanti precipitazioni, circa 1.050 mm all’anno, uniformi durante l’anno e, soprattutto alle altitudini maggiori, la bassa incidenza di ondate di calore: meno di 20 giorni all’anno con temperature estive superiori ai 32 °C, a fronte di una media di quasi 50 giorni nelle zone di pianura dell’areale viticolo perugino.
Verso un futuro sostenibile: il distretto della spumantistica umbra
Il progetto SPUM.E, grazie al sostegno costante delle istituzioni locali, potrebbe aprire la strada alla nascita di un distretto della spumantistica umbra, capace di rilanciare le aree montane dell’Appennino, vittime di abbandono dagli anni ’70. Con l’11,3% della superficie agricola utilizzata (SAU) dell’Umbria situata in queste zone, e con una buona idoneità alla coltivazione della vite, questi territori fragili potrebbero beneficiare di nuovi investimenti volti a rinvigorire l’economia rurale.
Gli studi condotti negli ultimi due anni hanno dimostrato che l’altitudine non solo migliora la qualità delle uve rispetto a quelle coltivate a quote più basse, ma offre anche vantaggi significativi, come una vendemmia più tardiva e minori necessità idriche. Le tecnologie innovative implementate nei vigneti sperimentali – dal monitoraggio climatico alla modellizzazione degli eventi avversi – hanno permesso di sviluppare un sistema vitivinicolo a basso impatto ambientale, perfettamente integrato nell’ecosistema appenninico.
L’ambizione di creare un distretto della spumantistica in Umbria non è solo una sfida locale, ma un esempio virtuoso per altre aree montane italiane. Tuttavia, ostacoli strutturali come lo spopolamento, la frammentazione fondiaria e le limitazioni normative sui diritti di reimpianto potrebbero rallentare questo percorso.
Un intervento legislativo per facilitare la ricomposizione fondiaria, insieme a misure di sostegno specifiche per la viticoltura montana, sono dunque auspicabili per garantire un futuro più sostenibile e produttivo non solo per la spumantistica, ma per tutta l’agricoltura di montagna.