Dopo aver visto ieri la breve storia, territorio e clima nonché i vitigni usati per gli English Sparkling Wine, diamo un’occhiata ai diversi stili e alla gestione dell’enoturismo.
Proseguiamo da lì dove ci eravamo fermati ieri.
It’s all about balance
Alla fine comunque “it’s all about balance, isn’t it?”. Frase pronunciata da Robert MacCulloch MW e enologo di Hattingley, una delle realtà più grandi e che svolge diverse attività di produzione in conto terzi. È tutta una questione di equilibrio è la conclusione che abbiamo tratto dopo aver degustato metodo classico dell’azienda, tra cui un impressionante millesimo 2010 (sboccatura 2013) dall’archivio aziendale, mentre parlavamo di… Amarone della Valpolicella. Eh già, deformazione professionale la mia, ma alla fine tutto il mondo è paese. Lo conferma il fatto che è sempre una questione di equilibrio sia che si parli di metodo classico o di un grande rosso corposo.
Come trovare quindi l’equilibrio nei vini inglesi? A detta di Robert, e io di lui per la cronaca mi fido, cercando il giusto compromesso tra tempi di sosta sui lieviti, a suo avviso idealmente tra i 3 e i 5 anni, e un minimo di sosta con il sughero in bottiglia tra i 6 e i 12 mesi almeno. Il compromesso sta nel ridurre la sosta sui lieviti a favore del periodo con il sughero.
Gli stili
Esistono tuttavia diversi stili e tipologie di vino tra gli English Sparkling. Con tendenze più mature e ossidative. A mia modesta opinione, sebbene siano di impatto a una prima degustazione, risultano un po’ pesanti e destinate ad armonizzare poco con l’acidità al palato andando piuttosto in contrasto. La mia impressione è che sia più interessante sfruttare la sosta sui lieviti per bilanciare l’acidità piuttosto che creare sensazioni morbide con l’ossidazione. Anche perché di sostanze aromatiche da ossidare e di corpo da ingrassare ce n’è ben poco.
Esistono poi stili più “moderni”, scattanti, dai nasi delicati ma dalla profondità all’assaggio. Sicuramente più affilati ma integri e a mio avviso decisamente più interessanti e facili da apprezzare e comprendere. Davvero mai banali comunque.
Nel mezzo si posizionano le sperimentazioni con vini di riserva derivanti da soste o fermentazioni in legno. Beve impegnative, anche nel prezzo, ma impressionanti per eleganza e equilibrio. Rappresentano al momento le punte di diamante della produzione di ciascuna cantina.
Circa le tipologie invece troverete:
- Classic, che intende il blend classico delle tre uve, tendenzialmente dosaggio brut. Si tratta del primo prodotto aziendale, il loro biglietto da visita per intenderci.
- Rosé, che può essere da uve rosse o da Chardonnay con aggiunta di vino rosso.
- Blanc de Blancs e Blanc de Noirs tendenzialmente riservati a produzioni più di nicchia con qualche accorgimento in particolare (vedi vino di riserva).
I prodotti possono essere millesimati o NV.
Tendenzialmente i dosaggi zuccherini sono sempre presenti per un discorso di equilibrio.
Sempre in termini di stile una cosa sta facendo riflettere. Non senza sforzi (gli investimenti sono davvero importanti), diverse aziende stanno aprendo le proprie cantine di produzione staccandosi da aziende più grandi che lavoravano per loro le uve producendo etichette in conto terzi.
Creare cantine da zero comporta tanti sforzi economici e non solo. Ma permette però loro di spaziare ancora di più nella personalizzazione e interpretazione della propria materia prima. Sperimentando sul proprio, laddove in una cantina ospite non sarebbe stato possibile così ampiamente. Alla ricerca della propria identità e unicità.
Vino e enoturismo
Con vigneti da scovare qua e là (non li troverete ovunque come in Italia), e cantine che man a mano stanno nascendo trova ampio spazio di sviluppo l’enoturismo.
E qui, cari italiani, abbiamo qualcosa da imparare. Anche chi non ha cantina ha saputo sviluppare l’accoglienza in nuove e attrezzate location apposite. Sala degustazione, wine bar e wine shop, a chiudere il cerchio qualche proposta food e l’immancabile visita guidata delle vigne.
Proposte di enoturismo ben definite, gestite spesso in famiglia ma con grande professionalità e passione. È stato il caso di All Angels, dove moglie e marito in pensione oggi si dedicano alla campagna e all’accoglienza di enocuriosi nel weekend aprendo letteralmente le porte di casa. Una cosa simile, ma più strutturata ancora, succede anche a Raimes, realtà vitivinicola nata come costola di una preesistente, e tutt’ora attiva, azienda agricola.
E con questa info introduco l’ultimo elemento caratterizzante di questo nuovo “mondo vino” inglese. Molte famiglie, siano esse già organizzare con una cantina propria o meno, che oggi hanno investito nella viticoltura erano già fattorie preesistenti. Dal mondo agricolo quindi hanno intravisto un’opportunità in questa coltura, nuova per la campagna inglese, dedicandocisi con curiosità e spirito propositivo. Forti forse anche del fatto che rinomate Maison francesi stanno investendo proprio in questo territorio acquistando terra, piantando vigneti e realizzando prodotti figli di un expertise radicata nel tempo.
Non mancano anche vini fermi, specialmente bianchi e rosati. Va detto però che spesso questo tipo di produzioni risultano un po’ premature. La richiesta c’è ma le tipologie di uve coltivate con quel loro modo di maturare dettato dal clima e dalla natura dei suoli sembra proprio farle urlare “base spumante”.
Fonte dati e maggiori info su winegb.co.uk.
Per gli assaggi vi aspettiamo domani qui sul sito.