Avevamo iniziato a vedere alcune criticità del comparto vitivinicolo in Puglia con il professor Fregoni (clicca su Intervista a Mario Fregoni | DoctorWine). Torniamo sull’argomento approfondendolo anche con interviste. Oggi la presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria Novella Pastorelli.
Sarà un’annata buona o un’annata cattiva? Il suddetto dilemma è il tormentone estivo pre-vendemmia, o almeno uno dei principali, che martella i viticoltori che si apprestano con timore e un po’ di ansia ad affrontare la raccolta delle uve edizione 2023. L’anno in corso rimarrà impresso nella memoria e nei racconti: per molti, ma non per tutti, è l’annus horribilis.
In Puglia la situazione è particolarmente complessa e variegata: il forte caldo e la peronospora killer hanno compromesso la produzione, ma le diverse aree non sono state ferite in egual modo. Il tempismo ha fatto la differenza, chi è intervenuto rapidamente è riuscito a salvare il salvabile, chi non è stato altrettanto immediato è stato meno fortunato e la stima delle perdite potrebbe aggirarsi all’incirca tra il 40-50%. Ma attenzione, le giacenze elevate forniranno una boccata d’aria fresca soprattutto per chi fa i grandi numeri e dispone di grandi stock.
La Puglia è la seconda regione in Italia dopo il Veneto nella classifica delle giacenze. Sono più di 7 milioni gli ettolitri di vino fermi nelle cantine pugliesi al 30 aprile 2023 secondo quanto rilevato dal Report n. 5 di Cantina Italia, redatto dal Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari (Icqrf) per conto del Ministero dell’Agricoltura.
Il contesto generale è articolato e spinoso, Donato Pentassuglia, Assessore regionale all’Agricoltura ha deciso di agire insieme alla filiera per ridurre le rese per ettaro. In particolare, si legge nella delibera «per i vini a indicazione geografica tipica “Puglia”, “Salento”, “Tarantino”, “Valle D’Itria”, “Daunia”, “Murgia” per la tipologia “rossi” con la specificazione del vitigno “Primitivo”, la produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, non deve essere superiore a 12 t/ha». Il provvedimento dell’assessore Pentassuglia dovrebbe stimolare la modifica del disciplinare di produzione del Primitivo di Manduria.
A maggio 2022 il confronto si è interrotto, fu reso pubblico con una nota stampa che diceva: “Non ci sono i presupposti per portare avanti la modifica presentata alla Regione Puglia nel 2020 del disciplinare del Primitivo di Manduria che prevede il passaggio dalla Doc Primitivo di Manduria alla Docg Primitivo di Manduria. La decisione maturata già a metà maggio è stata condivisa all’unanimità dal CDA in una serie di preconsigli al termine dei quali è prevalso il senso del bene comune”.
L’argomento è tutt’ora oggetto di un’animata discussione che non ha portato a nulla di fatto, l’obiettivo è creare una Docg per il Primitivo nella versione secca e una Doc di ricaduta che nel nome valorizzi il territorio di origine come ad esempio Manduria doc, Rosso Manduria o Manduria.
Le aziende socie del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria sono 57 con 1500 viticoltori con oltre 5 mila ettari vitati, nel 2019, secondi i dati forniti dal Consorzio sono stati prodotti 17 milioni di litri e 22,7 milioni di bottiglie con un fatturato di oltre 147,5 milioni di euro; nel 2020 sono state prodotti 21 milioni di litri e 28 milioni di bottiglie per un giro d’affari di oltre 182 milioni di euro; nel 2020 l’imbottigliato nell’areale di produzione corrisponde a 6.318.085,38 litri (30%), fuori l’areale a 14.989.840,5 litri (70%).
Il bene comune qual è? Fino a questo momento si è parlato più di varietà che di territorio di origine, in un contesto caratterizzato dalla contrazione dei consumi, dalla crisi dei prezzi, dai cambiamenti climatici e dei gusti dei consumatori forse il segreto sta nel comunicare e raccontare più il terroir e le sue caratteristiche e non la varietà Primitivo che è coltivata dappertutto o quasi.
Per fare il punto abbiamo intervistato Novella Pastorelli, la Presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, Michele Schifone enologo e titolare dell’azienda masseria Cicella, e Donato Pentassuglia Assessore regionale all’Agricoltura, rivolgendo loro le stesse domande, per sentire i diversi pareri. Vediamo oggi la posizione di Pastorelli, domani gli altri.
DoctorWine: Il Primitivo è un vitigno che rappresenta un valore pugliese, italiano e internazionale. Probabilmente è il più iconico in Puglia, quali sono le ragioni del successo in Italia e all’estero e cosa lo distingue dalle altre pregevoli varietà autoctone?
Novella Pastorelli Presidente Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria: Il Primitivo è un vitigno che ha ottenuto un notevole successo in Italia e all’estero grazie soprattutto all’eccellenza del Primitivo di Manduria, che ha contribuito alla sua popolarità e distinzione dalle altre varietà autoctone. Il Primitivo di Manduria è noto per le sue caratteristiche organolettiche peculiari. È solitamente corposo, intenso, ricco di aromi complessi e presenta una gradazione alcolica più elevata rispetto ad altre varietà. Questo lo rende appetibile per i consumatori che apprezzano vini robusti e strutturati. Il suo territorio è composto da 18 comuni tra Taranto e Brindisi e offre un terroir favorevole alla coltivazione del vitigno. Il clima caldo e secco della zona, combinato con il terreno ricco di minerali, contribuisce alla maturazione ottimale delle uve e all’espressione delle loro caratteristiche. Il Primitivo di Manduria ha una lunga storia nella regione, risalente a secoli fa, il che ha contribuito a consolidarne la reputazione e l’identità nel corso del tempo. La nostra Dop presentando diverse tipologie, dal secco al dolce, offre una vasta gamma di opzioni per i consumatori. Questa versatilità ha contribuito ad ampliare la sua base di appassionati di vino, che possono trovare un Primitivo di Manduria adatto ai propri gusti e preferenze.
DW: I volumi delle giacenze e l’abbassamento dei costi erano fino a poco tempo le principali preoccupazioni dei produttori della zona, l’arrivo della peronospora – una malattia fungina che colpisce le viti – ha ribaltato tutto. L’annata 2023 è in bilico, le suddette giacenze salveranno il bilancio delle cantine?
NP: L’arrivo della peronospora ha sicuramente avuto un impatto significativo sulla produzione del Primitivo di Manduria e sui nostri viticoltori. L’annata 2023 è quindi in bilico a causa di questa malattia e delle sue conseguenze sulla produzione. Le giacenze restano un problema, speriamo che la bassa produzione di quest’anno serva a riallineare la situazione. Il Consiglio di Amministrazione aveva deciso di convocare un’assemblea ordinaria per valutare la possibilità di ridurre le rese in vigna nella misura massima del 20% delle produzioni Doc Primitivo di Manduria provenienti dalla vendemmia 2023, conformemente all’art. 39 lex 238/2016. Questa decisione era stata presa considerando l’elevata quantità di vino giacente presso le cantine cooperative e private, causata dal disallineamento tra l’incremento della produzione e il calo delle vendite. Purtroppo, però, si è verificato un peggioramento radicale della situazione fitopatologica causata dalle abbondanti piogge cadute nelle settimane di fine luglio su tutto il territorio dell’areale del Primitivo di Manduria. Questa fitopatologia ha compromesso irrimediabilmente la produzione d’uva in numerose particelle colpite, determinando un calo stimato tra il 70% e l’80%. Anche diverse particelle precedentemente considerate integre sono state intaccate. In seguito a ulteriori valutazioni e considerazioni, il Consiglio ha deciso di revocare l’assemblea ordinaria dei soci precedentemente organizzata. Questa decisione non è stata presa per imporre la riduzione delle rese in vigna, bensì per garantire che l’assemblea, quale strumento democratico di confronto, potesse esprimere una valutazione in merito all’eventuale taglio delle rese. Il Consiglio di Amministrazione ha sempre attribuito grande importanza alla partecipazione e alla condivisione delle decisioni da parte dei soci. Il Consorzio si impegna a promuovere la trasparenza e l’apertura nel processo decisionale, riconoscendo l’importanza di coinvolgere tutti i soggetti interessati nel dibattito e nella valutazione delle scelte che riguardano il comparto vitivinicolo.
DW: I produttori del Manduria stanno decidendo di chiedere il riconoscimento a Docg, unendola in tal modo al «dolce naturale», già Docg. Tuttavia, sembra che non vi sia una domanda contemporanea di riconoscimento di una Doc di ricaduta lasciando questa funzione alla igt Primitivo del Salento, che interessa una quantità di produttori molto più vasta rispetto a quella del Manduria. Una sua considerazione in merito?
NP: Non c’è nessuna ricaduta e gli equilibri sono quelli di oggi. La Docg è l’evoluzione della doc, ed è un’eccellenza esclusivamente italiana, a livello europeo non troviamo tale distinzione. A livello europeo è già in atto la riforma delle IG che è quasi giunta al termine del suo iter normativo. La denominazione Dop (equivalente europeo della Doc, ndr), che il nostro Primitivo di Manduria si vanta di avere, è associata ad una forte identità e prestigio, e indica un prodotto di alta qualità e autenticità. Questo riconoscimento testimonia il valore e l’unicità del vino, legati alla sua tradizione e all’area geografica di produzione, alle sue caratteristiche endogene e pedoclimatiche.
DW: La delibera della Regione sulla riduzione delle rese delle uve per Igp è di supporto ai produttori?
NP: Dei produttori e dei trasformatori e soprattutto a supporto della qualità.
Ci vediamo a domani per le altre due interviste.