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La case history del Pinot Grigio delle Venezie

Fenomeno mondiale, il Pinot Grigio italiano, delle Venezie in particolare, ha segnato e sta continuando a segnare il solco di uno stile riconoscibile e apprezzato in svariate parti del mondo.

Between new trends and market revolutions” (tra nuovi trend e rivoluzioni del mercato) era il titolo del forum internazionale dedicato al Pinot Grigio delle Venezie tenutosi a Verona, a Teatro Ristori, organizzato e voluto dal Consorzio e moderato da Fabio Piccoli, che ha visto protagonisti figure strategiche del panorama politico, vitivinicolo, del mercato, della critica e della comunicazione dall’Italia e dal mondo. 

Nuovi trend certo, dettati da un vero e proprio trend setter, il Pinot Grigio. Volenti o nolenti di questo si tratta. Fenomeno mondiale, il Pinot Grigio italiano ha segnato e sta continuando a segnare il solco di uno stile riconoscibile e apprezzato in svariate parti del mondo. Di facile beva, dalle contenute pretese, immediato e appagante, dal prezzo accessibile questo è come il Pinot Grigio italiano è universalmente riconosciuto nel mondo. Prodotti accessibile, ma non banali evidentemente, sono quelli del nord-est italiano che con l’85% rappresenta la stragrande maggioranza del Pinot Grigio nazionale e la maggioranza del Pinot Grigio del mondo da un unico territorio.  

La Doc Delle Venezie

Delle Venezie è l’intelligente (ed evocativo) nome della Doc che vanta ben 2 regioni, Friuli Venezia Giulia e Veneto più la provincia autonoma di Trento, ricalca 20 denominazioni, e racchiude in un unico intento la bellezza di 27mila ettari. Ettari sufficienti a renderla la più grande denominazione d’origine italiana. Dalle Alpi, al mare passando per il Lago di Garda si tratta di un’origine piuttosto vasta, ce ne rendiamo conto. Un nonnulla, tuttavia, se confrontata ad alcune zone di produzione nel mondo che sanno essere estese e al contempo riconoscibili per scelte produttive, stilistiche e di mercato. A sottolinearlo è stato proprio Daniele Cernilli a cui è stata affidato il compito di chiudere il forum e trarre qualche conclusione. Prima di arrivare alle conclusioni vediamo, cercando di semplificare, quali sono stati gli elementi salienti affrontati nel corso dell’incontro. 


Innanzitutto va sottolineato che nei 7 anni di lavoro del Consorzio la produzione di Pinot Grigio che oggi si attesta su 250 milioni di bottiglie arriva a vantarne 200 milioni a Doc. La Doc per l’appunto ha
un nome forte e evocativo, Delle Venezie, che richiama la centralità di Venezia rispetto ai tre territori coinvolti ed è un richiamo di bellezza, unicità e esclusività. Non è esclusivo, anzi il contrario, possiamo decisamente definirlo inclusivo, il Pinot Grigio come vino, che come accennavo ha in media un prezzo molto accessibile ma al contempo sa essere garanzia di qualità. Primo obiettivo per Albino Armani, Presidente del Consorzio, è infatti portare avanti la qualità del prodotto e alzarne la media. Work in progress che non finirà mai di dare i suoi frutti. 

Sostenibilità ambientale, economica e sociale

Imprescindibile è senza dubbio anche il concetto di sostenibilità, trito e ritrito certo… non per questo meno importante. La sostenibilità ha senso laddove diventa concreta e misurabile. Il buon senso regna sovrano, ce lo fanno capire con esempi concreti e non perde tempo a riguardo Luca Rigotti, tra i tanti ruoli anche Consigliere del Consorzio. Tutti e tre gli aspetti di sostenibilità, ambientale – economica – sociale, vanno rispettati, solo così possono supportarsi a vicenda e spianare la strada gli uni agli altri. 

A sottolineare invece l’importanza della certificazione dei prodotti è Francesco Liantonio, Presidente Triveneta Certificazioni, che si complimenta per la crescita rapida, costante e coerente che il Consorzio e questo prodotto hanno saputo sostenere.

Sigillo di meraviglia

Sigillo di meraviglia è il claim scelto da consorzio, e non ci può che meravigliare di fronte ai tre “semplici” step su cui questa doc si fonda:

  1. un’unica varietà conosciuta e riconoscibile, il Pinot Grigio. Senza dubbio un punto a favore. 
  2. un nome evocativo, Delle Venezie. Ed è subito gondola nell’immaginario comune. 

il posizionamento nel più alto gradino della piramide produttiva italiana, la Doc, ma soprattutto l’adozione delle fascette di Stato per garantire l’origine dei prodotti.

I mercati esteri

E per quanto riguarda i mercati e l’estero? Arriva il momento di attingere da quanto ci ha ricordato proprio Daniele Cernilli, senza autoincensarsi evidentemente. Il Doc ha sottolineato come questo vino a denominazione sia ricco di paradossi. “È infatti un vino da varietà francese, voluto da un imprenditore veneto e reso celebre da un importatore statunitense su territorio americano”. Ed ecco perché protagonisti di questo confronto internazionale sono stati anche diversi esponenti del mondo digitale, della ricerca, delle vendite e della formazione stranieri. Da Wine Intelligence, a Vivino fino a Wine Folly. Ci sarebbe molto da dire ma mi soffermerò solo su due aspetti. Il primo che gli americani, come molto spesso anche noi del resto, in geografia sono terribili. Hanno più volte infatti parlato solo di #vinoveneto, mostrando addirittura ricerche per # e via dicendo. Volendo vedere il lato positivo direi che abbiamo la conferma che “Delle Venezie” è un nome decisamente molto riuscito ed evocativo. Dobbiamo però lavorare maggiormente sul concetto di nord-est.

La generazione Z

Secondo aspetto da sottolineare riguarda la generazione “Z” che dichiara di essere per lo più astemia. Ora, senza voler costringere nessuno al consumo né tantomeno all’abuso di alcol (ci mancherebbe), è chiaro che tutti noi attori del mondo voi abbiamo una missione per i prossimi anni; dai Consorzi, ai produttori ai comunicatori. Quella di far conoscere, apprezzare e rispettare la produzione vitivinicola italiana di qualità in Italia e nel mondo e di far avvicinare le nuove generazioni di consumatori con curiosità non solo al vino come alimento ma come valore e collettore di cultura, scienza e piacere

A mio avviso la case history del Pinot Grigio delle Venezie deve spingerci non a vederlo come un nemico o un competitor (vi ricordo i 27mila ettari…), ma piuttosto un’opportunità per far sapere al mondo che il vino italiano esiste, che l’offerta è vasta e varia, che “Delle Venezie” non vuol dire Veneto, e che i territori dove si produce vino in Italia sono belli, tanti, sfaccettati (e qui ci inserisco anche le tante piccole Doc più circoscritte) e davvero imperdibili. 

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