Lorenzo Costantini e lo zio Piero prima di lui hanno creato un’azienda a Monteporzio Catone che si impone per l’impostazione data e per la qualità dei propri Frascati: una vera new wave per il vino castellano.
Piero Costantini era di origini marchigiane e proveniva da una famiglia di viticoltori. Insieme al fratello aveva una delle più rinomate enoteche in Roma e, nei primi anni ottanta del secolo scorso, ha voluto tornare alle origini, acquistando una tenuta in abbandono nel comune di Monteporzio Catone, che fu del Cardinal Pallotta: Villa Simone. Lo scopo era chiaro: voleva dare nuovo impulso alla già martoriata denominazione e alla tradizione del Frascati. Per prima cosa reimpiantò i vigneti, adottando metodi di coltivazione che privilegiassero la qualità ed introducendo come vitigno primario la Malvasia del Lazio (detta anche Malvasia Puntinata), a scapito delle varietà più produttive, ma di scarsa qualità: Malvasia di Candia e Trebbiani vari.
Il nuovo Vigneto Falconieri
Nel 2008 ci fu un’asta molto combattuta per la proprietà dei terreni attigui a una delle più prestigiose Ville Tuscolane, Villa Falconieri, a pochissima distanza dal centro abitato di Frascati. Ma quel giorno tutti i contendenti capirono sin dal primo momento la determinazione di Piero e che per loro non ci sarebbe stato nulla da fare.
La proprietà comprende 5 ettari di terreno per lo più tufaceo, basalto e colate di fango vulcanico, a ridosso dei boschi del Tuscolo, che, di fatto, procurano notevoli escursioni termiche a quei terreni. L’acquisizione definitiva e l’impianto del vigneto furono molto laboriosi. Ai naturali e accidentali ostacoli si aggiunsero problemi legati alla Sovrintendenza ai Beni Culturali, ogni qual volta, a seguito di ritrovamenti di oggetti antichi, bisognava fermare i lavori e procedere a varianti. Tutti i lavori, sia quelli di natura burocratica che quelli di impianto, furono seguiti da Lorenzo Costantini, nipote di Piero, esperto enologo, soprattutto nel territorio dei Castelli Romani.
Per il nuovo impianto, strutturato in 5.000 ceppi per ettaro, è stato utilizzato esclusivamente Malvasia del Lazio, che copre il 97% delle piante presenti. Il restante 3% è rappresentato da una collezione di Trebbiani, Greco, Bombino e Bellone, esistenti in loco all’atto dell’acquisto, con un percorso didattico che racconta la storia della viticoltura locale: viti maritate, alberello, conocchia e capretta.
Oggi la proprietà è nelle mani di Lorenzo Costantini e della sua famiglia.
Lo storico Vigneto Filonardi
Negli ultimi cinque mesi ho fatto due visite presso la cantina; nella prima occasione ho beneficiato di una piccola verticale di etichette del Vigneto Filonardi.
Il Vigneto Filonardi si trova su una ripida collina a Monte Porzio Catone, il cui terreno è particolarmente ricco di microelementi. Nell’archivio di stato a Roma si legge che “i Filonardi, patrizi romani, ebbero molte proprietà e casali in questa zona, ma presso il casale compreso tra Massarosa e Torricella, intestato a Natale Filonardi, si producevano le migliori trenta botti di vino della zona”. Le varietà presenti nel vigneto sono la Malvasia del Lazio, la Malvasia di Candia, il Trebbiano e il Greco. Dopo la fermentazione, il vino affina sui lieviti in acciaio per 6 mesi, seguiti da almeno altri 6 mesi di bottiglia. Viene commercializzato a partire dal 1 novembre dell’anno successivo alla vendemmia. Dal 2016, il vino si fregia della menzione “Riserva” destinata ai soli vini Frascati Superiore Docg che superano l’anno di invecchiamento.
Il Frascati Superiore Vigneto Falconieri
Nella seconda occasione, Lorenzo Costantini ha voluto farci partecipare al debutto in commercio della nuova creatura aziendale, il Vigneto Falconieri 2020 (che la nostra Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2024 ha proposto in anteprima assoluta), accompagnato nell’occasione da due damigelle d’eccezione: l’annata 2019, che fa parte dello storico della cantina e mai immesso al commercio, mentre, l’annata 2021 è tuttora in affinamento nelle segrete aziendali.
Il vino matura per metà in botti di rovere e la parte restante matura in botti di acacia e resta sui lieviti per circa 9 mesi. L’affinamento in bottiglia avviene in grotta e dura almeno 24 mesi.