DegustazioniIn giro per cantine

Marjan Simčič e il metodo Bigot. 100, 300, 500 domande

Marjan Simčič e Giovanni Bigot

L’incontro tra il produttore sloveno Marjan Simčič e l’agronomo friulano Giovanni Bigot ha contribuito a far crescere ulteriormente il livello dei vini di questa azienda. Vini profumati, concreti, eleganti… in una parola memorabili.

Ho fatto visita in Brda a Marjan Simčič, uno dei produttori più affermati a livello internazionale del panorama vitivinicolo sloveno. L’occasione è servita alla presentazione dei primi risultati raggiunti in vigna e cantina frutto della collaborazione tra Simčič e Giovanni Bigot, agronomo e inventore dell’indice Bigot. Quindi vi spiego di Marjan Simčič e il metodo Bigot:

Simčič Nedaba Breg Cru
Simčič Nedaba Breg Cru


Sono arrivata con cento domande da fare, nel corso dell’evento devo averne fatte circa trecento, e me ne sono andata via con altre cinquecento. Questo a conferma del fatto che
il vino è un sistema complesso, e quando si prende in analisi anche la viticoltura si crea materiale di discussione che potrebbe bastare per i prossimi trent’anni. Lasciando perdere le mie cinquecento domande, che mi riservo di fare ai diretti interessati nel prossimo futuro, preferisco concentrarmi su ciò che invece mi è chiaro.

Vini memorabili

Certo è che i vini di M. Simčič sono buonissimi. Per certi aspetti davvero surreali tanto riescono a essere concreti, memorabili, eleganti e tridimensionali. La scelta a partire dal 2006 è quella di vendemmiare, vinificare e imbottigliare singoli vigneti. A tal proposito sono stati individuati cinque cru, caratterizzati da altitudini, esposizioni, composizione del suolo (sia in termini di natura dello stesso che di biodiversità), età delle vigne e varietà. Ogni cru è monocultivar, quindi ad ogni cru corrispondete un vitigno diverso, sia esso bianco o rosso. Il panorama viticolo di Simčič rispecchia quello del territorio, 70-80% di uve bianche contro una percentuale minoritaria di bacche rosse.

Le uve sono presto dette: Sauvignon Blanc, Sauvignon Vert (aka Friulano, ex Tokai), Chardonnay, Ribolla (o meglio detta Rebula), per le rosse Merlot e Pinot Nero. 

Simčič , il suolo del vigneto
Simčič , il suolo del vigneto


Brda è di fatto il contraltare sloveno del Collio
. Territorio dalla collocazione geografica strategica, quasi equidistante dalle Alpi Giulie, a nord, e dal mare, verso sud. Vigneti in collina o media collina, assecondano fin dove possono le pendenze naturali. Dove questo non è possibile interviene l’opera dell’uomo con sapienti terrazzamenti per mettere in piano le notevoli pendenze. Escursioni termiche, influenza del mare, piogge e pendenza, così come la biodiversità e un suolo inconfondibile, opoka in sloveno, determinano le scelte di campagna e cantina. 

L’azienda di Marjan Simčič

In questo scenario la famiglia di Marjan Simčič lavora la terra e produce vino da cinque generazioni (con in realtà la sesta ai posti di blocco). Ettari totali 24, di cui 14 in Slovenia e 10 in Italia. I vini sono identitari non solo di una tradizione che affonda radici lontane nel tempo ma anche della volontà dell’uomo di tenerle vive e riportarle alla luce. 

In questo scenario, dal 2020, si inserisce la collaborazione con Giovanni Bigot e il suo team di Perleuve (4grapes). Agronomo di comprovata esperienza, lavora in vigna dal 1998, nel 2012 fonda la sua società di consulenza. Da quattro anni collabora al fianco di Marjan applicando la buona pratica di vigneto al fine di valorizzare le caratteristiche di ciascun cru. 

Il metodo Bigot

Ora veniamo al perché me ne vado con più domande di quanto non avessi o avessi potuto fare. Va da sé che confrontare cinque cru ognuno coltivato con un vitigno differente è piuttosto difficile, non si possono fare paragoni. Anzi per assurdo è più facile rilevare le assonanze che le differenze, ad esempio in termini di salinità a livello palatale. 

Da quanto ho capito il metodo Bigot, provando a semplificare, mette assieme diversi fattori al fine di valorizzare la componente aromatica delle uve, preservare salubrità e biodiversità nella vigna. Mens sana in corpore sano, mi verrebbe da dire… in estrema sintesi il concetto è che il vino si fa in vigna sì, ma con dati analitici alla mano. Complice forse il tempo tiranno a questi dati non abbiamo avuto accesso o non siamo riusciti a commentarli, tuttavia significative sono state le parole di Simčič nel rispondere su quale fosse il valore aggiunto evidenziato dalla, seppur recente, collaborazione. 

Per Simčič la conoscenza è alla base di tutto, e l’approccio di Bigot gli ha permesso negli ultimi anni di entrare ancora più in intimità con i suoi straordinari (c’è anche una vigna di 94 anni) vigneti. Alla conoscenza si affianca la sicurezza, oggi l’azienda ha sposato ancora più consapevolmente l’approccio biologico certificato. Il tutto con uno sguardo rivolto al futuro dove c’è già Leonardo, figlio di Marjan, 27 anni e un futuro da winemaker già scritto. 

I vini e la loro componente aromatica

Simčič, le bottiglie degustate
Simčič, le bottiglie degustate


Veniamo allora ai vini e a questa componente aromatica. Dimenticatevi tutto quello che sapete sul
Sauvignon Blanc, quello di Marjan sa di albicocca e pesca tabacchiera. Sia esso d’annata o con qualche vendemmia alle spalle, sempre integro non mostra cedimenti. Salatissimo è il termine giusto per il Sauvignon Vert, quasi nervoso. Lo Chardonnay è stile Borgogna: burroso, piacevolmente citrico, dalla splendida evoluzione al naso ed elegante presenza al palato; vi si posiziona al centro per poi scorrere via veloce (preview 2021 notevole). 

E poi la Ribolla, che rimescola le carte in tavola. Rebula è il vino dove la tecnica di cantina si fa più presente. Qui, complice la macerazione prolungata (sebbene con gli anni la durata si stia riducendo per andare in contro ai “nuovi” gusti), a dare identità al vino è principalmente la tecnica di cantina. Parlare di macerazione per me, che sono veronese, è come parlare di appassimento; e allora questi vini si fanno in cantina e non in vigna? Non esattamente, la viticoltura continua a giocare un ruolo da protagonista, semplicemente cambia la prospettiva. Come se (sia chiaro questa è la mia personale lettura) la pratica di campagna in questo caso servisse a produrre uve non più (o non solo) per fare vini che sanno di territorio, ma uve adatte a dare vini figli di una certa tecnica. Argomento complesso, magari lo approfondirò un’altra volta.  

Poi i rossi, dove il Pinot Nero ha eleganza e grande beva senza mancare in complessità. Ma è il Merlot che conquista. Profondo, complesso ed eccezionalmente scorrevole sul palato. Il tannino vellutato lo incornicia perfettamente in un’espressione di frutto rosso e nero da manuale. 

Il futuro

Leonardo Simčič
Leonardo Simčič


…e il piccolo Simčič? Rimboccate le maniche,
Leonardo, sta già sperimentando. Ha realizzato le sue prime 1300 bottiglie di un vino macerato, Numerals, da prevalenza Sauvignon Vert e 20% di Ribolla. Vinificate separatamente con un mese di macerazione in clayver per poi tornare nel medesimo contenitore “per conoscersi meglio”. Leonardo ha scelto di sperimentare da subito con la macerazione per seguire un trend che, per sua stessa ammissione, sta già cambiando. Alla domanda “cosa bevono i tuoi coetanei” non ha infatti dubbi. Vogliono vini freschi e più immediati. Questa probabilmente la direzione che prenderanno i suoi vini. 

Teoria confermata anche da Anze Kristan, sommelier del ristorante Pri Lojzetu, di Tomaz Kavcic chef patron, che ha curato con il suo impeccabile e instancabile staff la degna chiusura di una giornata intensa. Ricca in domande, certo, ma anche piena di certezze di ieri, di oggi ma soprattutto per il domani. 

Se dopo aver letto questo articolo anche voi, come me, avete più dubbi che certezze, provate a leggere le note di degustazione. Vediamo se almeno, oltre ai dubbi, riesco a farvi venire anche sete. 

PER LEGGERE LE DESCRIZIONI DEI VINI, CON IL PUNTEGGIO E IL PREZZO MEDIO A SCAFFALE, CLICCA SULLE SCHEDE SOTTOSTANTI.

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