Chi pensa che DoctorWine sia contrario tout court ai vini naturali legga questo articolo. Per La Ricolla, vini naturali della Riviera di Levante, si può fare un’eccezione…
“Ma tu ce l’hai l’enologo?”.
A questa domanda Daniele Parma mi guarda un po’ stranito, poi si arma di pazienza. Siamo davanti al suo vigneto di Bianchetta Genovese sotto l’Abbazia dei Fieschi a Cogorno, entroterra di Lavagna, provincia di Genova.
“No, ho un agronomo però”.
Cielo grigio, inizia a piovere. La pratica della biodinamica in vigna è una corsa in salita: più che altro parliamo di quanto sia difficile mantenere il vigneto, gli espianti, i reimpianti. E la scelta delle varietà, che deve tenere conto di un clima e un ambiente in allarmante divenire. Per non dire del problema dei cinghiali.
Poco prima, a Sestri Levante, visitiamo un altro vigneto impiantato a Granaccia, che da qualche anno fornisce il rosso aziendale: lì colpisce la visione del complesso sistema di barriere elettrificate a guardia dei filari, che fanno pensare a uno scenario militare più che a un contesto agricolo. Quando gli chiedo quanto costa mettere su quell’ambaradan glissa sul prezzo a metro, ma si capisce che non è, diciamo, un argomento allegro.
La Ricolla, di padre in figlio
La Ricolla (questo è il nome dell’azienda) ha una storia lunga, e curiosa, e merita un accenno. Il signor Parma senior, negli anni ’70, avvia l’impresa distillando grappa e producendo liquori. Le vigne arrivano dopo, durante i decenni ’80 e ’90 La Ricolla si distingue per la produzione di vini regolarmente iscrivibili alla pratica della cosiddetta enologia convenzionale.
Quando il papà non c’è più, il giovane Daniele nei primi anni duemila prende le redini e tutto cambia: oggi dire Ricolla significa dire vino naturale della Riviera di Levante, biodinamica appunto, e vinificazioni totalmente difformi da quelle alle quali erano abituati i vecchi clienti. E siccome tutto cambia ma qualcosa resta, il fratello di Daniele, Simone, riavvia la produzione di liquori ma pure quelli a modo suo, mostrando attenzione estrema alla materia prima e niente zuccheraggi, con un’alcolicità molto sostenuta che rende l’assaggio imponente: sono prodotti intensi, buonissimi. Ora direi a qualsiasi addetto ai lavori: tenete d’occhio questa realtà parallela della famiglia Parma, perché chi serve i fine pasto o il bere miscelato qui troverà ingredienti eccezionali.
Torniamo ai vini
Ma torniamo ai vini: passiamo in cantina, per qualche assaggio. Prima ho il tempo di notare, tra un’anfora e l’altra, una schiera di botti di cemento di varie capacità. Io, che qui ricordo visite in epoche preistoriche, gli chiedo: e queste da dove vengono? In sostanza, dice, si tratta di un recupero: un’azienda le dismetteva e quasi si è rallegrata di trovare quel matto che le ritirava, tutte, per rifondare la sua cantina.
Il matto, cioè Daniele, adesso ci fa assaggiare qualcosa. Ma gli appunti che seguono provengono, in realtà, da tre diverse occasioni che si sono susseguite nell’arco di alcuni giorni: una cena in città, la visita in cantina e una rassegna, Wine Revolution, tenuta a Sestri Levante. Appunti stratificati per vini che mettono alla prova chi compila schede, volendo fissare qualcosa che tende a ribellarsi allo schema.
Leggete le note di degustazione qui sotto e apriamo una discussione.
Per me, in conclusione, l’impressione è di avere vini di carattere ribelle e materia profonda, che trovano anche ragione d’essere nell’abbinamento col cibo a tavola, essendo di poderosa versatilità gastronomica. Sono figli di una Liguria forse inaspettata, dotati di pienezza e di formidabile longevità.
I vini de La Ricolla sono distribuiti da Triple A: https://www.triplea.it/it/