Un vino iconico nato 40 anni fa, La Poja di Allegrini conferma il suo fascino e consolida la sua immagine rimanendo sempre fedele a se stesso.
La famiglia Allegrini con il 2024 ha iniziato un nuovo corso, all’insegna del rispetto della loro storia e delle radici con uno sguardo rivolto verso sempre nuove avventure. E così, già in occasione di Vinitaly 2024, Silvia, Francesco, Giovanni e Matteo si erano presentati per la prima volta come Allegrini Wines. Brand ombrello per la linea Allegrini con le sue punte di diamante aziendali, Allegrini Wines Distributions e Tenuta Merigo, nuovo centro produttivo.
La distribuzione inoltre, nata nel 2018, si consolida ulteriormente arricchendosi di alcuni dei più prestigiosi vini al mondo. Simboli dell’eccellenza della regione enologica borgognona, dal Meursault al Puligny-Montrachet cru Les Folatières, dallo Chassagne-Montrachet fino all’iconico Corton-Charlemagne. Tanto per fare qualche nome.
Nel corso dell’anno, e per i prossimi a venire, gli obiettivi della nuova generazione al comando saranno consolidare, crescere e divulgare.
Celebrando La Poja
In questo contesto si è perfettamente inserito il tour celebrativo di La Poja, più che un vino un simbolo, che ha compiuto 40 anni con la vendemmia 2023.
Un unico vigneto, a Corvina Veronese, impiantato nel 1979 da un’intuizione di Giovanni Allegrini senior. Un unico appezzamento in una situazione decisamente fuori dal comune. Sul cucuzzolo de la Grola, il vigneto della Poja domina dall’alto il centro della Valpolicella classica salutando il Lago di Garda che alle volte è talmente nitido da sembrare di poterlo toccare.
Altitudine, pendenza, ventilazione, luce e calore sembrano essere gli elementi che rendono possibile la coltivazione della vite su un terreno ostile dall’alta concentrazione in rocce calcaree e dalla componente organica apparentemente inesistente. Una vite che è autoctona, a germogliamento e maturazione tardivi, generosa il giusto, che va a braccetto con la tipica tecnica dell’appassimento così come si presta, specialmente negli ultimi anni, a raggiungere la perfetta maturazione anche in pianta.
Un’idea di Franco e Walter Allegrini
Proprio volendo sfruttare al meglio i super poteri della Corvina veronese, furono Franco e Walter Allegrini a cogliere, nell’eredità aziendale, il potenziale per realizzare un super vino che sapesse parlare di territorio anche senza portarne il nome in etichetta. Un vero non sense quello di La Poja.
Realizzato nel cuore della Valpolicella classica, con uva autoctona NON è un vino a denominazione. Per anni, prima dell’avvento dell’Indicazione geografica, fu apolide. La fortuna aiuta gli audaci, e oggi, dopo 40 anni (e 37 vendemmie, sono saltate la ’92, la ’02 e la ’14) La Poja porta la firma di Allegrini nel mondo. Solo 10.000 bottiglie all’anno lo rendono un vino per pochi eletti. Ma prendere o lasciare, questo comporta la scelta presa appunto 40 anni fa.
Negli anni ha saputo modificarsi e adattarsi il giusto a cambiamenti climatici e anche al gusto del pubblico, rimanendo, almeno all’apparenza, sempre fedele a se stesso. Fortuna e scarsità di prodotto bastano a trasformare un semplice vino in una vera e propria rock star? No, non credo proprio. Altrimenti questo mondo del vino sarebbe pieno di dive.
Un luogo e un vino iconico
Di sicuro La Poja prima di essere un vino è un luogo iconico. Per noi, studenti alle prime armi in enologia e viticoltura, visitare questo vigneto era come andare in gita a Roma per uno studente del Liceo Classico. Tappa imprescindibile, unica, visionaria, irripetibile. A questi elementi si unisce il tempo, o meglio la resistenza e la continuità nel tempo.
Da una scelta audace come quella, in un luogo simbolo non poteva che nascere un vino destinato e diventare leggenda. E come tutte le leggende ogni volta che se ne racconterà la storia, mi piace pensare diventerà sempre più ricca e colorita. Non voglio esagerare, ma sappiate che a sostegno di questa mia tesi La Poja, insieme all’Amarone della Valpolicella Classico Riserva Fieramonte, sono sulla Place de Bordeaux come unici vini veronesi.
La Poja, così come Fieramonte saranno destinati a cambiare nel tempo, ne sono certa. Figli di un singolo vigneto talvolta asseconderanno la natura, imprevedibile per definizione, talvolta saranno costretti a subirla. La cosa però non deve distoglierci dal rimanere affezionati a entrambe queste etichette e da continuare ad averne fiducia.
In tal senso mi viene in supporto un’altra novità 2024. Con un atto di trasparenza e professionalità l’azienda rende pubblico per la prima volta il proprio bilancio di sostenibilità, consultabile online sul sito aziendale allegriniwines.com. Un segnale a mio avviso di fiducia nel futuro, non sempre roseo, si sa, ma sicuramente da affrontare a testa alta.