Un’azienda minuscola che si mette in discussione ogni anno, decidendo vendemmia per vendemmia se è il caso o meno di produrre i vini, e quali.
Non hanno vie di mezzo i vini di Joaquin: o ci si innamora perdutamente, oppure proprio no, non c’è amore. Un po’ come con il proprietario Raffaele Pagano, che ha personalità da vendere e che quando racconta la sua idea di vino, partita come progetto nel 1999 in Irpinia, mostra quell’aspetto visionario, utopistico, che non è da tutti, o perlomeno non lo era venti anni fa.
Come lui stesso afferma, il vino non lo fa per soddisfare tanti palati, visto l’esigua produzione che non è sempre annuale. Ogni anno è diverso, ogni vendemmia decide a quale delle 7 etichette è destinata l’uva o se fare o meno un vino, o il vino.
Una follia per i soli complessivi 3,28 ettari. Basti pensare che l’ultima annata in commercio del Taurasi Della Società è la Riserva 2014, mentre per il Fiano Igt JQN 203 Piante a Lapio è la 2013 e per il Joaquin dall’Isola di Capri, (sì, produce 600 bottiglie sull’isola quando tutto va bene) adesso è in uscita la 2020.
La cantina è a Montefalcione e i suoi vini nascono prevalentemente a Lapìo, dove di recente ha acquistato una villa di campagna, che somiglia ad un piccolo château francese, con il vigneto all’interno delle mura perimetrali.
In effetti i suoi vini bianchi, senza esagerare, evocano a tratti alcuni Montrachet, specie nelle annate con qualche anno alle spalle, mentre i rossi hanno la complessità organolettica, la struttura densa e vellutata e la potenza dei Pommerol.
Del resto, la conformazione del terreno da dove arrivano i Taurasi di Joaquin, cioè da Paternopoli da vigneti prefillossera ultra centenari, ha la presenza degli ossidi di ferro (crasse de fer, come direbbero i francesi). Ma rimaniamo in Campania: con le 13.000 bottiglie in totale che produce deve soddisfare la richiesta del mondo intero. Qualche anno fa, le Aste Bolaffi, che allestiscono vendite all’incanto di oggetti e vini da collezione, ha battuto tre lotti di Taurasi “B. M.” Riserva 2009 toccando cifre incredibili e andando a ruba. Di quella annata ne produsse solo 120 esemplari. Un vino raffinato e con forte attitudine all’invecchiamento.
Ho assaggiato in anteprima il Vino della Stella, il Fiano di Avellino Riserva 2020 che mostra una personalità non indifferente, così come la nuova annata del Taurasi Riserva Della Società, la 2015, e due nuove creature: il Fiano di Avellino Riserva Vigna Campo Aperto 2021, che nasce proprio dal vigneto racchiuso all’interno dei confini della Villa Joaquin, e N.V. Piante a Lapio, frutto di un blend di annate 2014 e 2020, che vi invito a non farvi sfuggire.
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