Esce a luglio il nuovo vino della cantina cooperativa Valle Isarco, il Granit 960: Kerner affinato in una “scultura” di granito.
Cantina Valle Isarco, tra le più attive dell’ultimo biennio, non smette di far parlare di sé. E stavolta ci sorprende con il lancio, a partire dal mese di luglio, di un vino unico nel suo genere: un Kerner affinato in un tank di granito. Una vera e propria scultura, fatta realizzare appositamente da una ditta locale a partire da un blocco di granito di Bressanone di 20 tonnellate.
L’operazione, inedita per la ditta che se ne è occupata, presentava non pochi rischi, dalla movimentazione alla progressiva scavatura e rifinitura, fino a ottenere un contenitore cavo. Con coraggio e ostinazione, la cantina, capitanata dal direttore generale Armin Gratl, ha scelto di accollarsi tutti i rischi di produzione (riuscendo a placare le ansie del Cda, visto che, lo ricordiamo, Valle Isarco è una cantina cooperativa composta da 135 soci che coltivano 150 ettari di vigneti). E la fortuna li ha ripagati: l’operazione è andata a segno al primo colpo, con la realizzazione senza intoppi del primo tank da 960 litri in puro granito.
Il progetto Granit 960
Il progetto era iniziato nel 2018 dando incarico a un pietraio della zona di trovare un blocco unico di granito. «Ma nessuno era disposto a sostenerci in questa folle impresa – racconta Armin – finché a Chiusa non abbiamo trovato una ditta incuriosita dal progetto che ha iniziato la ricerca del masso. Nel 2020 hanno finalmente trovato un blocco a Bressanone che poteva fare al caso nostro e ci hanno chiamato».
Il taglio e la fresatura del blocco hanno richiesto oltre un anno di lavorazione, fino alla realizzazione di due cilindri cavi sovrapposti, dotati ovviamente di rubinetti e sportello per poter spillare e travasare il vino. Lo spessore del tank è di 8 cm: un numero studiato (sempre su basi ipotetiche) per bilanciare isolamento, pressione del mosto in fermentazione e peso finale del tank.
«All’inizio del 2020 ci è stato finalmente consegnato il tank, che oggi troneggia al centro della cantina di affinamento. La nuova incognita, a questo punto, era l’affinamento del vino a contatto col granito, che nessuno aveva mai sperimentato prima – racconta Armin. – All’inizio della fermentazione ha cominciato a trasudare e tutte le pareti del tank risultavano umide, perché il mosto usciva dai micropori del granito. La situazione si è però stabilizzata, così come la traspirazione, che è risultata minima».
L’affinamento
Il vino è stato lasciato nel contenitore per un anno, sulle fecce fini, dopodiché travasato in acciaio. «La nostra idea era di avere un vino affinato per almeno tre anni, ma anche di avere un vino per ogni annata. Quindi per liberare il fusto la seconda parte dell’affinamento avviene in acciaio per un altro anno, per concludersi in bottiglia per almeno 18 mesi», spiega il nuovo enologo interno della cantina Stefan Donà, cui si affianca la consulenza del team di Cotarella.
L’etichetta debutta a luglio sul mercato ed è destinata a fare scuola. «Granit 960 – spiega il direttore – presenta una visione innovativa per la viticoltura e incarna la simbiosi tra tradizione e innovazione, con l’obiettivo di evidenziare l’unicità della nostra zona di produzione. L’esclusività di questo progetto si riflette in ogni aspetto, dall’idea all’attuazione, fino al prodotto finale. Non è solo un’ode alla diversità minerale della nostra regione, ma offre anche un’esperienza gustativa senza paragoni».
“Minerale, sapido, longevo”, sono i tre epiteti scelti per definire Granit 960 frutto della vendemmia 2020, riportati sulla speciale confezione. Confezione che, ovviamente, si presenta anch’essa del tutto originale. Un cofanetto di colore nero texturizzato, con logo aziendale azzurro per trasmettere l’idea di freschezza che si accompagna al vino, contenete la bottiglia avvolta in una velina color granito, tappata con capsula in ceralacca anch’essa personalizzata con sabbia di granito. La scatola presenta anche un cassettino, all’interno del quale è riposto un sacchetto di velluto contenente un pezzo di scarto del granito originale. Infine, è presente una tasca dove è posizionato un libretto con la descrizione della genesi di Granit 960 e le istruzioni per iscriversi al Club Granit 960, attraverso un sito dedicato (www.granit960.it). Il club consentirà ai membri durante l’anno di prendere parte a eventi speciali dedicati in esclusiva.
La distribuzione
Questo perché anche la distribuzione sarà focalizzata sull’esclusività. «Il Kerner Granit 960 sarà disponibile solo in enoteche accuratamente selezionate e tramite vendita diretta – aggiunge Gratl. – Non è prevista la vendita al settore della ristorazione. Il motivo? Per preservare la sua unicità e il carattere esclusivo, ma anche perché questo vino richiede una spiegazione dettagliata prima del consumo, che non può essere sempre garantita nella ristorazione».
Un vino di segmento premium di cui saranno disponibili solamente 500 bottiglie per ogni annata, tutte numerate, il cui prezzo al pubblico in enoteca partirà da 130 euro. Altre 500 bottiglie circa saranno messe da parte per future collezioni verticali, degustazioni d’eccezione ed eventi.
Ma veniamo alla degustazione. Focus dichiarato di questo prodotto erano la mineralità e la freschezza. Obiettivo che può dirsi più che centrato.
1 commento
interessante, ho provato il Felswein di Weingut Tobias che pure affina in una botte di granito e l’ho trovato ottimo! Sarebbe bello trovare una bottiglia di questo e fare una degustazione comparativa nonostante il Felswein sia uno Chardonnay e questo un Kerner.