Per quanto possa sembrare insolito, produrre un vino bianco da uve rosse non è strano né difficile: basta separare il mosto dalle bucce (dove risiedono le sostanze coloranti). Vi proponiamo 5 etichette del Sud, tra Campania e Basilicata.
Intensi, strutturati e dotati di un profilo aromatico unico, i vini bianchi fermi prodotti da uve rosse sono una tipologia molto apprezzata e sempre più presente nella gamma delle cantine. Si ottengono dalla vinificazione delle uve rosse, normalmente utilizzate per la produzione di vini rossi, applicando la tecnica della “fermentazione in bianco” che prevede la separazione del mosto dalle bucce, senza macerazione.
Partiamo da un assunto fondamentale: tutta l’uva, sia quella rossa che quella bianca, ha la polpa bianca ed è la buccia a contenere gli antociani, i pigmenti responsabili del colore rilasciato durante la pigiatura degli acini. Più tempo il mosto resta in contatto con la buccia dell’acino, più colore prenderà il vino.
Dalla Campania, Irpinia e Monte Massico
In Campania, il primo ad aver sperimentato la vinificazione in bianco da uve rosse è stato Antonio Mastroberardino negli anni Novanta, per poi il progetto prendere forma con il figlio Piero nel 2013 con la produzione del vino Neroametà, il blanc de noirs da uve Aglianico. Un bianco carismatico, dove la forza dell’Aglianico è mitigata dalla freschezza e dalla sapidità. Le uve provenienti dalla zona più argillosa della tenuta di Mirabella Eclano sono di una vigna pensata per un bianco, con una densità d’impianto più contenuta, rese meno severe e diradamenti meno drastici. Il tutto per avere bacche meno ricche, ma più acide e profumate.
Succede così anche nell’areale del Falerno del Massico, alle pendici del Monte Massico, dove la Cantina Trabucco, oggi condotta da Danilo Trabucco, giovane enologo, impiega parte dell’uva Primitivo del vigneto orientato più a nord per produrre Paradosso, un vino di sostanza, ampio ed eccentrico, dove le note salmastre, quelle di frutta e di iodo ne tracciano l’interessante identikit.
Ritornando in Irpinia, Uxor di Terre Coppola è ottenuto anch’esso da uve Aglianico, da un vigneto di Castelvenere sul Calore a circa 750 metri s.l.m. Un vino di altura che arriva da filari di un fazzoletto di terra che durante l’inverno è spesso innevato, regalando un ricco patrimonio aromatico alle uve e un’acidità ben presente, per un sorso autentico e godibile.
Dalla Basilicata, Vulture per l’esattezza
L’azienda storica Martino sui terreni vulcanici del Vulture, l’antico vulcano estinto, produce vini molto longevi da uve Aglianico. Da qualche anno vinifica in bianco la varietà rossa autoctona ottenendo interessanti risultati. L’etichetta Sincerità ha l’anima di un rosso e il colore del bianco, ricordando nelle sfumature affumicate e nella ricca sapidità la provenienza geografica.
Da 100% uve Aglianico nel Vulture, Cantine Madonna delle Grazie, cantina dedita alla produzione di differenti espressioni della Doc Aglianico del Vulture, da vecchie vigne radicate nei suoli vulcanici produce il blanc de noir Leucònoe, un vino dotato di personalità dove acidità, sapidità e persistenza convivono in armonia.
1 commento
molto interessante…dáltronde queste sono le novita’vincole che hanno temi originali Grazie.