In territorio veronese gardesano, tra il Lago e la Val d’Adige, Matilde Poggi voleva far un grande vino rosa. Ora lo fa e l’ha chiamato Traccia di Rosa.
Le Fraghe di Matilde Poggi è un’azienda a dimensione di vignaiola. Ettari totali 33 divisi in tre comuni (Cavaion, Affi e Rivoli Veronese), tutti posizionati attorno alla cantina. Fondata nel 1984 da Matilde stessa, qui da sempre le viti hanno beneficiato dell’azione mitigatrice del Garda e dei venti della Val d’Adige. Escursioni termine, buone precipitazioni, drenaggio dei suoli e ventilazione. Ecco i segreti per fare una buona uva da vino bio; e a Le Fraghe i presupposti ci sono tutti.
In un contesto come questo, dove la Corvina brama di essere trasformata in rosa, nel 2019 Matilde decide che era arrivato il momento di produrre un grande vino rosa. Come dovesse essere era presto detto: delizioso subito, capace di maturare nel tempo e di un carattere tale da lasciare il segno. Affiancata da Federico Giotto e dai suoi Wine Listeners – squadra di professionisti consulenti in campo enologico e agronomico che crede e persegue l’ascolto del produttore, delle sue uve e dei suoi vigneti – dà vita a Traccia di Rosa.
Stilistica, territorio
Realizzare un vino rosa è davvero difficile, personalmente è la prima tipologia su cui mi sono cimentata da giovane enologa e mai, come con un vino rosa, ho sperimentato cosa vogliano dire tempismo e premeditazione. I miei erano vini rosa da salasso, perché prima della rosé revolution targata 2014, i vini rosa del Lago di Garda si facevano così.
Lo stile oggi è cambiato, di pari passo con il crescere delle consapevolezze sia enologiche che in campo viticolo. Tecnica e padroneggiamento della stessa oggi ci riconducono a uno stile “provenzale”, con vini rosa scarichi di colore e incentrati su sensazioni croccanti, verticali e di freschezza. Solo talvolta, e per volontà di produttori e enologi, andiamo incontro a espressioni più territoriali.
Di cosa sappia e cosa conferisca il territorio del Garda ai suoi vini penso possa essere semplificato con una parola: sapidità. Una sapidità unica quella del lago, che parte dalla punta della lingua e arriva fino in fondo al palato stando sempre al centro. Verticale, persistente e probabilmente anche trai diretti responsabili della longevità intrinseca di questi vini.
Longevità
Il concetto di longevità è l’ennesimo incompreso e forse abusato concetto del mondo del vino. Non va dato per scontato, intrinseco certo ma non per questo non deve essere veicolato e tutelato. Nella verticale dei Chiaretto di Bardolino Ròdon e Traccia di Rosa di Le Fraghe una considerazione mi è balenata per la testa.
Pensavo che nel corso dell’invecchiamento i vini dovessero sempre perdere qualcosa; i primari a favore dei terziari. Sono certa l’hanno insegnato anche a voi. Ma l’altro giorno nella mia testa ho definitivamente riscritto il concetto di longevità. Come qualcosa che aggiunge piuttosto che togliere. Colmo dei colmi l’ho capito proprio su vini rosa, loro che per definizione perdono da subito qualcosa, le loro bucce ad esempio.
Un’evoluzione dunque quella dei vini di Matilde crescente e non depauperante. Che dà, invece che togliere. Che trasforma e restituisce.
Traccia di Rosa, bottiglie scura, tappo a vite. È la traccia di un nuovo corso
A tutti gli effetti si tratta di un vino Doc Chiaretto di Bardolino. Omaggio al territorio e a una tipologia troppo spesso sottovalutata. Principalmente da uva Corvina, autoctona regina del veronese. Concorre in piccola percentuale la Rondinella, come disciplinare vuole. Da singolo appezzamento, questo vino vinifica ad opera di lieviti indigeni e riposa in cemento, materiale gentile dove maturare più o meno lentamente. Non viene mai filtrato ma solo pulito e decantato prima di entrare in bottiglia. Tappo? A vite, ovviamente. Solforosa qb e nei momenti giusti; che per la cronaca escludono la macerazione. A contatto con le bucce il vero alleato è il freddo, la solforosa influirebbe troppo sul rilascio da parte delle bucce di colore e tannini. Il colore è rosa tenue, elegante, vibrante. Il gusto tipicamente sapido e lungo. Da non tralasciare la sua attitudine ad abbinamenti a tavola.
Traccia di Rosa è “territorio fatto liquido”, dice di Matilde. Una rosa dei venti tra delicatezza e spessore. Una forza elegante che vuole raccontare un territorio dove le uve sono solo uno degli elementi che concorrono al risultato finale.
Mi è piaciuto molto degustato in cantina, ma ancora di più alla cieca il giorno successivo presso il Consorzio nel corso delle mie degustazioni per Doctorwine, dove ha saputo distinguersi.
L’approccio dei Giotto Wine Listeners
Delle 40 vendemmia di Matilde Poggi, ben 20 si sono svolte con i Wine Listeners al suo fianco. Un centro di consulenza, con base a Follina (TV) ma strutturato per lavorare in tutto il mondo, che va oltre la progettazione del vino in cantina. Parte infatti dall’ascolto del produttore stesso. Seguono poi la consulenza in vigna e in cantina con ogni step seguito da una figura professionale dedicata ma sinergica. Durante la degustazione dei vini Le Fraghe significativo è stato l’intervento di Giotto, presente all’evento.
Con la conoscenza che sta alla base del poco interventismo, fare vini da “toccare il meno possibile” è assolutamente fattibile, parola di Federico Giotto, enologo e fondatore di Giotto Wine Listeners.
Traccia di Rosa è stato un percorso dunque di ascolto e conoscenza, destinato senz’altra ad andare avanti nel tempo e segnare un vero e proprio solco nella popolarità dei vini rosa italiani.