Un press tour organizzato dal Consorzio del Salice Salentino ci ha permesso di approfondire la conoscenza con questa terra e conoscere la strada tracciata dai produttori per i suoi vini.
Dall’Adriatico allo Ionio, dalla provincia di Lecce a Brindisi attraversando i comuni di Salice Salentino, Guagnano, Veglie, Campi Salentino, Cellino San Marco, San Pancrazio Salentino e San Donaci si va alla scoperta di un paesaggio di rara bellezza dominato dai muretti a secco e dalle vigne, culla dei vini a denominazione Salice Salentino Dop e Salento Igp.
Il Negroamaro è il vitigno principe, con una piccola aggiunta di Malvasia nera è alla base della maggior parte delle versioni rosse e rosate, sorprende e conquista i palati anche più esigenti ed esalta gli abbinamenti più inconsueti e i pasti dall’aperitivo al dolce. Si tratta di vini possenti, dal colore intenso e impenetrabile con note di frutti neri, caffè tostato e goudron.
La viticoltura nel Salento risale all’epoca dei Greci e, passando per i Romani, è giunta ai nostri tempi. Il mare ha un ruolo determinate e caratterizzante, mitiga il clima, sancisce la sapidità dei terreni più vicini, porta venti e profumi, il terreno a sua volta si distingue per la tessitura sabbiosa capace di dar vita a vini ricchi di estratti. Questo mix pedoclomatico favorevole rende l’area vocata anche alla produzione di grandi rosati: nel 1943 nasce il Five Roses di Leone de Castris, il primo rosato imbottigliato in Italia e il primo tentativo in Puglia di unire alla lavorazione e trasformazione del prodotto anche l’imbottigliamento. Una gran bella sfida per l’epoca.
Coordinati dal Consorzio del Salice Salentino abbiamo fatto un bel giro tra i produttori della zona. Questo del Salice Salentino è un Consorzio dinamico e intraprendente, la cui mission è valorizzare e promuovere un’area dalla millenaria tradizione vitivinicola adottando strategie di marketing e comunicazione in sinergia con tutti gli attori del tessuto economico per innescare un processo di valorizzazione e innovazione a 360°. Il Consorzio – fondato nel 2003 da un gruppo di produttori decisi a dare voce all’omonimo disciplinare tecnico di produzione datato 1976 e a rafforzare il binomio inscindibile tra terroir e vitigno – rappresenta circa l’80% dell’intera filiera del Salice Salentino con 42 cantine impegnate nella produzione di 110 mila ettolitri di vino frutto di 160 mila quintali di uva prodotta. Oggi alla presidenza c’è Damiano Reale.
È in corso d’opera il restyling del disciplinare, la richiesta/necessità è partita dal basso ovvero dai produttori. La percentuale minima di Negroamaro nei rossi e rosati passa dal 75% all’85%. Per quanto riguarda il Salice Salentino bianco, a Chardonnay, Fiano e Pinot Bianco, si aggiunge la Verdeca. Si aggiungono agli spumanti charmat, i metodo classico che devono affinare almeno 12 mesi in bottiglia, di cui 9 sui lieviti. Scendono a 18 mesi i mesi di affinamento per la menzione Riserva (di cui almeno 6 mesi in legno) e fa il suo ingresso il Salice Salentino Superiore Doc che prevede 12 mesi di invecchiamento, nessuna specifica sul tipo di affinamento e la possibilità di menzionare in etichetta la vigna di provenienza.
Il lavoro di squadra e la collaborazione con gli altri Consorzi di Tutela potrebbero portare a un altro importante risultato collettivo in materia di Igt. Dal disciplinare Salento Igt si evince che la zona di produzione include l’intero territorio amministrativo delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, è possibile aderire alla denominazione già esistente accorciando i tempi della burocrazia invece di costituirne una nuova.
Il consorzio del Salice Salentino già nel 2014 sotto la presidenza Angelo Maci ha ottenuto l’allargamento dello statuto con l’inserimento della denominazione Igt Salento – afferma Eugenio Manieri, agronomo e direttore tecnico del Consorzio Salice Salentino –. È stata una scelta etica, il fine del consiglio direttivo in carica era quello di avviare un nuovo cammino e promuovere il nostro territorio che da anni sta riscuotendo consensi mediante le sue eccellenze gastronomiche, i suoi vini, la sua cultura, le sue masserie, le sue coste e i suoi mari. Oggi siamo focalizzati sui vini Dop Salice Salentino che hanno ottenuto il riconoscimento dell’Erga Omnes, se riuscissimo ad ottenerlo anche per i vini Igt Salento faremmo tutti un importante passo avanti, a stretto giro conseguiremo la rappresentatività del 40% dei viticoltori. Unire le forze è un interesse comune”.