Dalla Campania Felix emerge un mondo variopinto e diversificato con decine e decine di uve autoctone, poco conosciute e radicate in territori anche molto piccoli, per un patrimonio di bidiversità tutto da conoscere e da salvare dall’oblio.
La Campania è il regno dei vitigni autoctoni, uno dei territori più antichi come nucleo di insediamento della vite e che conta la presenza di numerosi ceppi centenari salvati dalla fillossera, che hanno contribuito a preservare le varietà dall’estinzione. Un numero che non ha pari in nessuna altra regione e che supera i 100 biotipi, che rapportati anche fuori dall’Italia, come quelli della Francia, li supera di gran lunga. Un vero patrimonio varietale, ricco di tradizioni e di cultura che nel corso degli ultimi dieci anni ha visto produttori e istituzioni impegnati a recuperare diverse varietà delle specie autoctone e continuare così a produrre vini tipici e di pregio.
Uve dai profili aromatici fortemente riconoscibili e che sono i veri attori dei territori caratterizzati da ambienti idonei alla coltivazione, con differenti conformazioni del suolo e diverse condizioni pedo climatiche che fanno da sfondo e favoriscono la coltivazione. Dalla costa al vulcano, dalle zone limitrofe alle aree interne, ogni areale ha i propri vitigni che vivono in sintonia con l’ambiente e che si sono adattati nel corso dei secoli alla geografia locale.
Una produzione frammentata e in alcuni casi eroica. Basti pensare ai terrazzamenti della Costiera Amalfitana e Sorrentina, dove le viti crescono incastonate nella roccia, o alle isole del Golfo di Napoli con i vigneti che degradano verso il mare. L’estremità della coltura lambisce anche la bocca del Vesuvio e le solfatare dei Campi Flegrei, dove dimorano la maggior parte delle viti ultracentenare.
Il filo conduttore dei vitigni a bacca bianca rimane la Falanghina, il vero dominus della vigna, dove intorno gravitano tantissime varietà autoctone che rendono la Campania variopinta e diversificata. Uve ritrovate, riscoperte e identificate (come nel caso del Caprettone scambiato per il Coda di volpe) che hanno gettato un ponte tra il passato e il presente, e che grazie alla posizione geografica, ai terreni vulcanici, al clima mite e alle espressioni naturalistiche e culturali che si intrecciano con radicate e antiche usanze, la rendono unica. Pallagrello bianco, Coda di pecora, Caprettone, Catalanesca, Aspirino, Forestera, sono una minima parte delle uve che identificano la Campania Felix dalle antichissime origini.
Vi segnaliamo sei vini che circoscrivono piccoli areali produttivi di grande pregio, dove le quantità si riducono al minimo e che vale la pena assaggiare per conoscere gemme nascoste che concorrono a rendere straordinaria una terra che non lascia indifferenti l’animo, il cuore e il palato, e non ultimo, dall’ottimo rapporto prezzo/qualità.
- Alois, Terre del Volturno Pallagrello Bianco Caiatì 2022
- Il Verro, Terre del Volturno Coda di Pecora Sheep 2021
- Sorrentino, Vesuvio Caprettone Benita’31 2022
- Cantine Olivella, Catalanesca del Monte Somma Katà 2022
- Antonio Mazzella, Ischia Forastera 2022
- I Borboni, Asprinio d’Aversa Vite Maritate 2022
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