Un’uva le cui origini geografiche non sono molto chiare, ma lo è l’origine ampelografica in quanto mutazione genetica del Pinot Nero. È considerato un vitigno italiano in virtù del successo planetario che ebbe il Pinot Grigio Santa Margherita.
Il vitigno Pinot Grigio nasce con tutta probabilità in Borgogna e deriva da una mutazione genetica del Pinot Nero. Subito dopo si è diffuso in Alsazia e in parti della Germania sud-occidentale, dove prende il nome di Ruländer, e dove viene in ampia prevalenza vinificato “in bianco”. Il Pinot grigio, infatti, è un vitigno a bacca rossa o, meglio, ramata, e la parola “grigio” è esemplata dal francese gris, che può significare anche “rosa”, in quanto né bianco né nero (o né rosso né bianco). Inizialmente ha dato vita a vini dal colore aranciato carico, ramato, appunto, e solo in seguito, con l’evoluzione delle tecniche di produzione, ha finito per diventare la base per vini bianchi.
Un’altra ipotesi è legata a una celebre leggenda che sostiene che verso il 1565 il barone Lazare de Schwendi, che serviva la Casa d’Austria nella lotta contro i Turchi, riportò con sé in Alsazia alcune piante di vite dalla città di Tokay, in Ungheria. Proprietario di terreni nel Baden e in Alsazia, avrebbe ordinato di far moltiplicare le piante a Kientzheim (dove esiste ancora il suo castello, proprietà della Confrérie Saint Etienne). All’epoca, infatti, le regioni viticole dei paesi europei sognavano di produrre il pregiatissimo Tokay d’Ungheria, elaborato a partire dal vitigno Furmint. Ma, secondo le tesi di diversi ampelografi, è verosimile che il vitigno portato da Lazarre de Schwendi non corrispondesse quello ungherese. Con il nome di Grauer Tokayer, sarebbe stato sostituito con il Pinot Grigio originario della Borgogna e celebre per le sue qualità e per la facoltà di produrre vini molto concentrati.
Oltre che per i suoi aspetti ampelografici e gustativi, il Pinot Grigio ha attirato l’attenzione del mondo vitivinicolo per la storia tormentata dei vari nomi attribuitigli. Chiamato Grauer Tokayer prima del 1870, fu nel corso dei secoli chiamato Tokay grigio, Tokay d’Alsazia, Tokay Pinot Grigio e infine, dal primo aprile 2007, Pinot Grigio.
Da noi il Pinot Grigio è arrivato dopo la filossera e prevalentemente nelle regioni del nord-est. In Friuli-Venezia Giulia, in alcune aree del Veneto orientale, in Trentino e in Alto Adige. C’è un po’ di Pinot Grigio in Oltrepò Pavese, dove viene utilizzato prevalentemente nella spumantistica, e anche il Val d’Aosta, come vitigno base della Malvoisie de Nus. Persino in Toscana, nella zona a Doc del Pomino, dove è in uvaggio con altre varietà per la produzione di Pomino bianco.
Ma il grande sviluppo del Pinot Grigio da noi inizia con una data precisa, la vendemmia del 1960, quando la Santa Margherita, famosa cantina veneta di Portogruaro di proprietà del gruppo Marzotto, fece uscire un vino che sarebbe divenuto un grande successo internazionale. È da allora, e sulla base di quel fenomeno, che il Pinot Grigio è divenuto un vitigno italiano nell’immaginario collettivo internazionale. È da allora che è iniziato uno sviluppo produttivo che ha coinvolto mezzo mondo, tanto che oggi è difficile dire in quale area vitivinicola del Nuovo Mondo non si produca anche solo un po’ di Pinot Grigio. Dalla California al Sud Africa, dalla Nuova Zelanda all’Australia, sono ormai decine le aziende che lo propongono. In Italia è accaduta la stessa cosa, e nelle regioni del nord-est il Pinot Grigio è divenuto una fra le varietà più importanti per quantità prodotta e allo stato attuale è un vino che ottiene costantemente un grande successo di vendite in tutto il mondo.
Da cosa dipenda non è facile da interpretare. Di certo le ragioni sono molte, a partire da un nome curioso e facile da ricordare per poi passare a caratteristiche organolettiche molto piacevoli, non eccessivamente complesse, tipiche di vini bianchi fragranti e facili da bere, con in più un prezzo di vendita non eccessivamente elevato. Tutti fattori che hanno consentito al Pinot Grigio di diventare popolare e apprezzato dai consumatori di molti paesi.