Dopo aver visto la posizione di Novella Pastorelli, la Presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, intervistiamo oggi Donato Pentassuglia, Assessore regionale all’Agricoltura, e Michele Schifone enologo e titolare dell’azienda masseria Cicella.
Abbiamo rivolto loro le stesse domande, quelle alle quali ha risposto ieri Pastorelli. Vediamo in parallelo le loro risposte.
DoctorWine: Il Primitivo di Manduria è un vitigno che rappresenta un valore pugliese, italiano e internazionale. Probabilmente è il più iconico in Puglia, quali sono le ragioni del successo in Italia e all’estero e cosa lo distingue dalle altre pregevoli varietà autoctone?
Donato Pentassuglia Assessore Regionale all’Agricoltura in Puglia: Il successo lo ha determinato il prodotto con la sua bontà, autenticità e valore anche salutistico. A questo si aggiunga la tipicizzazione territoriale che ne ha caratterizzato storicamente l’ambiente in un equilibrio eco-sostenibile. Tutto ciò ha permesso al Primitivo di Manduria di diventare una vera eccellenza nel mondo.
Michele Schifone enologo e titolare di masseria Cicella: La sua notorietà scaturisce da caratteristiche organolettiche abbastanza uniche che hanno colpito favorevolmente i consumatori di tutto il mondo, in particolare la sua corposità (estratti) in equilibrio con alcol, tannini “morbidi”, con evidenti sentori di frutta matura. Chiaramente dette caratteristiche si esaltano con un giusto equilibrio tra territorio e sistema di coltivazione.
I produttori del Manduria «secco» stanno decidendo di chiedere il riconoscimento a Docg, unendola in tal modo al «dolce naturale», già Docg. Tuttavia, sembra che non vi sia una domanda contemporanea di riconoscimento di una Doc di ricaduta lasciando questa funzione alla igt Primitivo del Salento, che interessa una quantità di produttori molto più vasta rispetto a quella del Manduria. Una sua considerazione in merito?
DP. L’assessore deve aiutare i processi di tutela e valorizzazione nell’ambito delle norme previste. Sta alla produzione determinare le scelte di marketing e mercato con valutazioni tecniche e di sostenibilità.
MS. La Docg è il massimo riconoscimento di qualità di un vino. Sicuramente sarebbe un passo importante, ritengo che detto passo non possa avvenire senza una preventiva zonazione che salvaguardi quelle caratteristiche sopra elencate. In altre parole, ogni bottiglia che si fregia di tale riconoscimento deve conservare quelle caratteristiche uniche che non si possono ottenere nell’intero territorio dell’attuale Doc.
I volumi delle giacenze e l’abbassamento dei costi erano fino a poco tempo le principali preoccupazioni dei produttori della zona, l’arrivo della peronospora ha ribaltato tutto. L’annata 2023 è in bilico, le suddette giacenze salveranno il bilancio delle cantine o ci sono interventi di supporto ai produttori?
DP. Il tema delle giacenze c’è ed è sotto la lente in quanto si produce più vino di quello che si consuma e si imbottiglia. Ancora molto poco rispetto alla produzione. La peronospora ha determinato un danno ingente alle produzioni di quest’anno e speriamo che siano limitati i danni ai vitigni per le annate prossime. Sugli interventi si sta discutendo nonostante la burocrazia e i pochi soldi a disposizione. Ma la Regione Puglia ha chiesto di attenzionare entrambi gli interventi sia al Ministro che a Bruxelles.
MS. L’annata attuale sicuramente è quella più difficile degli ultimi trent’anni per via delle condizioni climatiche sfavorevoli. Sicuramente sono aumentati i costi di gestione dei vigneti, inoltre avremo un’alta percentuale in meno di produzione che sommata a quella della scorsa annata potrebbe annullare un’intera produzione di una annata. Ciò può riequilibrare il mercato.
La delibera della Regione sulla riduzione delle rese delle uve per Igp è di supporto ai produttori?
DP. Ritengo sia un provvedimento molto importante e condiviso su cui si sta lavorando ed è preso a riferimento da altre regioni. A questo si aggiunge il tema dei controlli su cui ci stiamo focalizzando e che stiamo sviluppando.
MS. Ritengo molto interessante la proposta dell’attuale Assessore e c’è una visione globale dell’intero settore vitivinicolo. Nello specifico il Primitivo di Manduria Dop soffre di una sorta di concorrenza con l’Igp Primitivo, basti pensare che la Dop ha una resa di 90 quintali per ettaro mentre l’Igp Puglia di 220. Con tale resa sicuramente si ottengono dei vini che non rispecchiano quelle caratteristiche tipiche già menzionate, danneggiando il buon nome del Primitivo nei mercati mondiali. La proposta di abbassare e uniformare le rese per tutte le Igp (Puglia, Salento e Tarantino) a 120 quintali per ettaro è un buon compromesso per ottenere dei vini che esaltino le caratteristiche organolettiche che hanno reso famoso il Primitivo nel mondo. Il mio personale augurio è che questa bozza divenga subito applicabile.