Viaggio nel sud dell’Inghilterra, e precisamente nello Hampshire, alla scoperta degli spumanti inglesi, i famosi English Sparkling Wine.
Sono stata in visita in Hampshire, alla scoperta dell’English Sparkling Wine e il risultato è stato… stupefacente! Questa è davvero la terra degli spumanti. Sono le varietà coltivate e come il clima condiziona la loro maturazione a suggerire sia la terra perfetta per la produzione di vini a rifermentazione in bottiglia. La storia è ancora tutta da scrivere, è chiaro. Ma i presupposti, non senza qualche difficoltà, ci sono tutti.
Il sud dell’Inghilterra è un meeting pot di culture. Oltre a enologi inglesi, dall’esperienza internazionale, ci sono tecnici di origine spagnola, portoghese, persino cilena. Come le mie due splendide guide, Claudia Lopes, dal Portogallo oggi è laboratory and quality control manager a Hattingley Valley, e Juan Montenegro, cileno e assistant wine maker a The Grange. Li ringrazio fin da subito per la loro disponibilità e professionalità, sono stati la mia guida e il mio biglietto da visita nelle cantine che abbiamo visitato. Manca qualche italiano effettivamente… chi vuole essere il primo?
Una storia ancora da scrivere
I responsabili dello stupore sono i vini, senza dubbio, ma non solo. L’atmosfera che si respira, la mentalità aperta e quella sensazione che ti fa pensare che puoi essere tu l’artefice del tuo destino sono state gli elementi più elettrizzanti.
I vitigni sono “sempre quelli”, certo, il metodo è “sempre quello”, certo ma la storia è tutta da scrivere.
Andiamo con ordine, perché è evidente che non è tutto oro quello che luccica, e vediamo cosa ho imparato, cosa ho capito ma soprattutto cosa ho assaggiato.
Prima di tutto, qualche numero. Dati 2023 vedono la produzione a favore degli sparkling sugli still con il 76% e un 91% degli sparkling sono metodo classico. Il 2023 ha visto la produzione assestarsi su 6.2 milioni di bottiglie di spumante vendute. Questo ci porta a fare diverse considerazioni soprattutto relativamente agli affinamenti, ne parlerò però più avanti.
I vitigni
A sud dell’Inghilterra, nelle campagne di Jane Austen, tra strade di campagna, siepi a tracciare le retta via, prati e boschi spuntano qua e là dei veri e propri vigneti giardino. Ordinati in filari a spalliera, inerbiti e curati, circondati da cancelli o staccionate, sorgono vigneti popolati per lo più da varietà tradizionali per la produzione di spumanti a rifermentazione in bottiglia. Francesi docet, con Chardonnay, Pinot Nero e Meunier. Con un 32%, lo Chardonnay è la varietà maggiormente rappresentata; attualmente anche varietà regina in Hampshire dove sono stata in visita io. Seguono Pinot Nero con il 27% e Meunier con il 9%. Quest’ultima varietà sta incuriosendo e specifiche aziende non solo ci credono ma ci investono parecchio.
La gestione è per lo più convenzionale, con un occhio di riguardo imprescindibile sulla sostenibilità, sia essa ambientale, sociale e soprattutto economica.
I suoli: tipicamente calcarei (specialmente in Hampshire), in altre zone più pesanti e freddi verso argille e impasti misti tra argilla e calcare.
Il clima
Beh che in Inghilterra il clima sia piovoso non serve sia io a dirvelo. Piovoso, umido ma anche sorprendentemente ventilato. Mi dicono non così tanto in realtà, anche se mentre ero lì la brezza a muovere i tralci e asciugare i grappoli non è davvero mai mancata.
Clima uggioso non è solo umidità ad ogni modo. Ma anche nuvole, quindi insolazione di foglie e grappoli limitata e talvolta non diretta con conseguenti riscontri sulla maturazione dei grappoli stessi.
Pioggia e poco sole sono i responsabili di maturazioni aromatiche non invadenti, non sarà certo l’esplosione dei profumi a coinvolgervi in questi vini né tantomeno l’elemento sovrano. Sovrana infatti in questi vini regna l’acidità.
La pioggia inoltre è anche responsabile di un clima per assurdo mite, o meglio privo di drammatici sbalzi termici tra le stagioni. Mitiga specialmente l’inverno, mai realmente rigido e responsabile di germogliamenti di certo non precoci, ma nemmeno tardivi. I giovani germogli primaverili sono infatti soggetti alle gelate tra aprile e giugno.
Umidità e gelate primaverili sono i due elementi da tenere sotto controllo e da amministrare con i dovuti accorgimenti. Eppure proprio il clima inglese, che a tratti potrebbe sembrare ostile, è il vero elemento che ci suggerisce quale siano i vini migliori e ideali da produrre qui. Ma proseguiamo con ordine.
Acidità e longevità
Già detto che l’acidità, grazie a come il clima veicola la maturazione, è l’elemento sovrano in questi vini. Così diversi all’assaggio da quelli italiani che di contro presentano sfaccettature aromatiche e una profonda sapidità al palato.
Acidità alta e pH bassi sembrano essere anche i presupposti per la longevità di questi vini spumante. Caratteristica che ci porta a fare considerazioni sulla ricetta ideale tra affinamento sui lieviti e sosta in bottiglia con il sughero. Lo accennavo in apertura, parlando di bottiglie vendute.
Il fatto è che le vendite vanno bene, sono diversi i paesi tra nord Europa e Asia ad apprezzare gli spumanti inglesi, al punto che permettersi lunghe soste sui lieviti e soste in cantina post sboccatura non è così semplice (lo spazio per lo stoccaggio inoltre inizia a essere un problema). Ecco quindi che l’acidità spesso non trova giusti spazio e tempo per integrarsi e in qualche maniera assestarsi divenendo un elemento armonico, seppur predominante, nel vino stesso.
Il suggerimento potrebbe essere quello di conservare le bottiglie acquistate per qualche mese prima di stapparle (o metterle in vendita nel caso di ristoranti, enoteche, pub).
Se quanto detto finora vi ha incuriosito, seguite le prossime “puntate”, domani e dopodomani, quando finalmente presenterò i vini degustati.