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Il Catarratto è un vitigno autoctono siciliano, diffuso soprattutto nella zona Centro-Occidentale dell’isola. Messo un po’ da parte nei decenni scorsi, è tornato in splendida forma per donarci vini freschi e profumati.
Il Catarratto rappresenta un terzo della superficie vitata complessiva siciliana. Nei secoli scorsi era utilizzato prevalentemente insieme all’Inzolia (con la successiva aggiunta del Grillo) per produrre il Marsala. Gli studi ampelografici distinguono due biotipi di Catarratto: il Comune e il Lucido, il primo dal tenore zuccherino maggiore, quindi più indicato proprio per il Marsala, il secondo più delicato ma dalle prestazioni migliori quando vinificato per produrre un bianco secco. Le caratteristiche più salienti del vitigno sono la vivace acidità che dona freschezza gustativa e accentua quella aromatica, con i caratteristici profumi agrumati, floreali di zagara e gelsomino, di erbe officinali.
Abbiamo scelto due aziende della provincia di Palermo, la prima – Rapitalà – a Camporeale, attiva dagli anni ’70, e la seconda – Feudo Disisa – a Monreale, proprietà storica entrata più recentemente nel mondo del vino imbottigliato.
Un tempo di proprietà esclusiva dei conti de la Gatinais, Rapitalà da una ventina di anni è entrata a far parte della costellazione del Gruppo Italiano Vini. Ha vigneti nell’Alcamese, nella parte nord-occidentale della Sicilia, e propone una vasta serie di etichette, basandosi su varietà locali, ma anche su vitigni internazionali. È una delle poche cantine che può vantare ancora una predominanza delle vendite sul mercato italiano, segno che gli investimenti fatti in passato in termini di costanza qualitativa e forza del marchio hanno riscosso successo tra il grande pubblico e tra gli appassionati.
Venendo a Feudo Disisa, di proprietà della famiglia Di Lorenzo, per molto tempo ha venduto le uve, poi a cavallo dei due secoli ha dato il via all’imbottigliamento autonomo. La cantina è efficiente e funzionale, dotata di moderne tecnologie e un ampio parco botti. La direzione tecnica, affidata a Tonino Guzzo, sta innalzando costantemente il già buon livello aziendale, con vini prevalentemente da vitigni autoctoni. Veramente molto buono il Lu Bancu, Catarratto in purezza Monreale Doc, che però esce (seppure di poco) dal tetto dei 15 euro a scaffale che caratterizza questa rubrica. Abbiamo scelto il Chara, blend di Carattatto e Inzolia. Di questa azienda segnaliamo anche l’ottima e ampia produzione di olio.
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La foto di apertura è tratta al sito di Cantine Barbera, che si ringrazia per la chiarezza.
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