Per rendere completa la degustazione verticale di questo grande vino, abbiamo pensato di completare il racconto di Vignadelmar e di aggiornare l’iconica verticale del Verdicchio Villa Bucci con le annate successive.
Dal racconto di ieri, del 2012, eravamo rimasti proprio qui.
Appena arrivo in azienda, Ampelio Bucci mi porta a visitare la cantina, in collina, da dove, in basso, si vedono i campi coltivati con il metodo della rotazione delle colture, per non impoverirli, per non farli morire. Si lamenta del prezzo del grano tenuto basso da una lobby di commercianti statunitensi, che il costo della produzione biologica non ti venga quasi mai riconosciuto e che per riuscire ad ottenerlo bisogna darsi da fare a creare piccole comunità economiche di coltivatori ed utilizzatori, provando a baipassare i voraci intermediari. Tiene moltissimo alla attività della Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), della quale è consigliere.
La cantina è un edificio in mattoni, degli anni ‘20-’30, perfettamente conservato. È su due livelli. In quello inferiore, naturalmente più fresco, ci sono i tini d’acciaio dove fermenteranno tutti i vini e dove riposano la maggior parte delle botti in legno, di varie dimensioni, ma diciamo mediamente da 50 ettolitri. Hanno tutte ottant’anni e non si sono mai mosse da quella posizione. Al piano superiore altre botti grandi per i rossi ed un’ampia superficie da lavoro. Tutto è molto pulito e semplice, direi tranquillamente funzionale. Mi illustra le varie fasi di lavorazione ed iniziamo a spillare dalle diverse botti il Verdicchio 2011. Ognuna contiene il prodotto di una ben precisa vigna, solo successivamente, prima di andare in bottiglia, con l’imprescindibile aiuto del bravissimo enologo Giorgio Grai (purtroppo scomparso, ndr), si eseguirà l’assemblaggio finale. Questa è una fase delicatissima, specialmente per quello che poi diventerà riserva, il Villa Bucci.
Grai è un vero Maestro: con analisi sensoriali accuratissime e lunghissime riesce sempre a dar vita ad una cosa che fino a pochi minuti prima non c’era. Ampelio lo sa e lo lascia fare, lo asseconda in tutto, è sicuro che da tanto lavorio uscirà solo il meglio possibile. Che poi, diciamolo, è questo essere una cuvée, da varie vigne dalle differenti età e posizioni geografiche, permette ai vini, ai grandi vini, di esprimersi con note di intrigante complessità.
La conversione al biologico
Quando, decenni addietro, impiantò alcuni nuovi vigneti, Ampelio decise di installarli su suoli gessosi e solo successivamente decise di convertirli integralmente al biologico, non tanto per ottenere un vino migliore, ma solamente per riuscire a conservare meglio l’ambiente. Infatti, quando gli ho chiesto se la certificata conversione al biologico (1999) avesse apportato un deciso miglioramento alla qualità dei suoi vini mi ha risposto sicuro di no. Eccezion fatta, forse, per una maggiore ed ulteriore centratura del profilo organolettico.
Ma torniamo al 2011, che riposa nelle botti. Ogni botte contiene un vino diversissimo dagli altri. Per come sono adesso le cose, il Villa Bucci 2011 non ci sarà. Però, a volte, le vecchissime botti, quando sentono Ampelio dire queste cose, si innervosiscono ed a mo’ di sfida gli tirano fuori delle grandi virate qualitative. Per quanto mi riguarda posso dire che se non venisse fatto il Villa Bucci, il semplice Verdicchio base sarà davvero notevole. Staremo a vedere.
In due botti riposa da pochissimo il Villa Bucci 2010. Fra qualche mese verrà imbottigliato. È molto buono già ora, non mi sbilancerei più di tanto ma confermo trattarsi di un’annata mediamente buonissima e si prospetta un Villa Bucci potente, pieno, appagante ma come al solito elegantissimo. I Verdicchio di Bucci sono molto giocati su sentori di frutta bianca e spiccate note verdi, intese come di erba, erbette aromatiche e mediterranee; parzialmente di agrumi. Mentre sono quasi in secondo piano i sentori tropicali e anche quelli floreali hanno un profilo molto limitato.
Arricchiamo l’iconica degustazione verticale e gli assaggi di Vignadelmar con l’aggiornamento delle ultime annate.