Trecento assaggi di settantacinque cantine per scoprire i migliori vini d’Abruzzo nel concorso Gironi DiVini 2023
Nei quattro giorni di Anteprima Gironi DiVini 2023 a cura di Franco Santini, che ci hanno visti coinvolti nell’assaggio di vini abruzzesi, si sono selezionate alcune produzioni enologiche della regione grazie a un confronto vis-à-vis tra produttori e giuria tecnica. Ad essere valutati sono stati inizialmente i vini delle sottozone Casauria e Vestini e delle Colline Teramane, seguiti da una carrellata di produzioni più nature. Quest’ultimi, prodotti secondo una condotta meno interventista, hanno proposto una visione di un Abruzzo con caratteri più slegati da logiche produttive convenzionali e in buona parte degli assaggi ben fatti, senza volatili o contaminazioni microbiche spesso decisamente marcanti e innaturali.
La categoria Cerasuolo d’Abruzzo è quella che ha dettato i tempi alla maggior parte dei dibattiti, dividendo la platea tra sostenitori del colore intenso quasi rosso scarico, tradizionale, e sostenitori di uno stile più provenzale, volto a mercati esteri e fuori regione. Lo stallo tra un troppo intenso per un rosato e troppo chiaro per un Cerasuolo, prende una svolta però con gli oltre 70 vini assaggiati, dei quali solo tre o quattro presentavano delle sfumature “pale-pink”. Una disparità che si spiega con il maggiore consumo interno ai confini regionali e il suo matrimonio perfetto con la gastronomia abruzzese. È interessante anche notare come questo vino potrebbe soddisfare le preferenze dei consumatori che cercano un rosso più leggero, in termini di struttura, facile beva e versatilità.
Tra i Montepulciano d’Abruzzo la distinzione tra le zone e sottozone, gli stili e gli affinamenti, si è percepita di più. Sebbene la tendenza generale sia quella di offrire una visione del grande rosso abruzzese alleggerito nella struttura, con scelte vendemmiali ed enologiche volte ad ottenere prodotti più in linea con i palati attuali, il grande carattere del Montepulciano si presenta bene sia come rosso da affinamento che nelle annate più giovani, senza un eccessivo uso di legno. Sottili sono le differenze tra le sottozone Casauria e Vestini, una prossima al riconoscimento della Docg e l’altra in via di certificazione, soprattutto nelle parti contigue più interne, dove nei vini spiccano potenziali di longevità e complessità maggiori. Poco più a nord, nelle Colline Teramane, la vocazione e la storicità della denominazione regalano assaggi di notevole livello e con una grande identità territoriale.
Più sconfinato è l’universo dei bianchi abruzzesi. Le impronte stilistiche in alcuni casi sono piuttosto forti e imbrigliano troppo le espressioni di territorio e varietale, già difficili da esaltare in annate segnate da contrasti climatici e squilibri vegeto-produttivi. Un’altra ragione di questa minore definizione areale dei bianchi si riconduce alla diffusione di alcune varietà, che per motivi produttivi o di successo commerciale si trovano oggi in tutta la regione. Il Trebbiano d’Abruzzo e, in particolare, il Pecorino hanno preso il controllo del panorama vinicolo con molte eccellenti interpretazioni, tuttavia non si può sottovalutare l’importanza dei vitigni meno diffusi come la Passerina, la Coccocciola e il Montonico.
Ecco alcuni dei vini che riteniamo meritevoli tra tutti quelli abbiamo assaggiato: